tag:blogger.com,1999:blog-61221288914260700542024-02-28T23:43:33.515+01:00Why not?Riflessioni senza dar nulla per scontatoGiovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.comBlogger92125tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-40895593871235788932024-02-21T18:29:00.009+01:002024-02-21T18:30:18.806+01:00Se tu fossi qui<p style="text-align: left;"><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;">Se tu fossi qui con me oggi,
cammineresti con la testa all'insù per vedere le punte di tutti i grattacieli e
ti sentiresti dentro a uno dei film che hai visto al cinema con quei attori
strafighi di Hollywood.<span></span></span></p><p style="text-align: left;"></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: left;"></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, entreresti
curiosa nei negozi e forse saresti confusa dalla troppa quantità e varietà
delle merci: dopotutto, quando c'è troppo, non si riesce nemmeno più a
desiderare.<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, siederesti sulla
metropolitana guardando con attenzione ogni singolo passeggero e ogni tanto mi
daresti un colpetto con il gomito dicendo: "Varda chila lì!".<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, strabuzzeresti
gli occhi quando passa qualcuno che, nel pieno dell'inverno, indossa con
leggerezza le infradito, anzi le "sapatigie".<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, attraverseresti
il ponte di Brooklyn e saresti molto contenta di sapere finalmente che non
esiste solo sulla carta dei cicles.<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, la smetteresti
di andare nelle edicole a chiedere La Stampa di Torino, perché ormai c'è
Internet, così i necrologi e le lettere di Specchio dei Tempi possiamo leggerle
lo stesso.<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, potremmo andare
a Chinatown a girare per i negozi di alimentari con quintali di verdura e di
pesce, così potrei vedere l'espressione della tua faccia schifata mentre dici:
"Che strì!".<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, cercheresti
disperatamente un posto dove poter fumare perché in casa non ci sono balconi e
le finestre si aprono solo di pochi centimetri, mentre in giro si sente di più
l'odore della marijuana che del tabacco.<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui, cucineresti il
riso in giallo e i puvrun per far sentire il sapore di casa anche ai nipoti che
vivono lontano, parlano perfettamente l'inglese, ma non capiscono il
piemontese.<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Se tu fossi qui con me a New
York, mamma, io sarei molto felice.<o:p></o:p></span></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-45382666292800228192022-05-21T18:22:00.003+02:002024-02-21T18:26:17.535+01:00Torino, che dolore!<p><span></span></p>Non posso che trovarmi tristemente d'accordo con un articolo del Corriere in cui Aldo Cazzullo definisce Torino "metropoli dall'identità spappolata, la cui impronta parigina si va dileguando". Infatti, Torino ha smarrito la sua identità liberale e democratica: pare abbia dimenticato che quasi cent'anni fa qui nacque la rivista: "La rivoluzione liberale" e pare anche abbia messo in un cassetto la sua medaglia d’oro della Resistenza. Poi, Torino ha perso il rigore della buona amministrazione che la caratterizzava un tempo, mentre sono sotto gli occhi di tutti la decadenza e lo sfacelo della cosa pubblica.<a name='more'></a><p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questo contesto di smarrimento, vedo una campagna
elettorale avulsa dalla realtà e fuori dal tempo. Da un lato, infatti, trovo
poco contenuto e molto sfoggio di lustrini da parte di un candidato alleato con
i sovranisti e quindi, per la proprietà transitiva dell'alleanza, anche con
Orban. Con Orban, infatti, e con altri partiti europei di destra, i sovranisti
nostrani hanno appena firmato una carta dei valori. Dall'altro lato, nella
coalizione di centrosinistra, vedo grigio: poche idee, scarsa comunicazione,
scaramucce sulle alleanze invece di grandi battaglie. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E pensare che di temi sui quali scatenare passioni, speranze
e progetti importanti ce ne sarebbero eccome! <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Io penso che le parole chiave per la rinascita, intorno alle
quali occorre impegnarsi fortemente insieme siano: prendersi cura e far
crescere la città. Prendersi cura significa avviare un’operazione di rammendo
fisico e sociale quartiere per quartiere coordinando in un unico piano molti
progetti grandi e piccoli per ricucire il tessuto e l'identità torinese. Poi,
occorre fare azioni concrete per lenire la povertà e ridurre le diseguaglianze
(ad esempio, aiutando tutti i meritevoli ad accedere alle migliori scuole).
Nulla si può fare senza riformare il funzionamento della macchina
amministrativa, ricordando che anche questo era un elemento identitario di
Torino, quando era una città "poco italiana". Per quanto riguarda la
crescita, si tratta invece di innescare nuovamente il motore propulsore
dell’industria, del commercio e delle professioni cogliendo le opportunità
delle trasformazioni ecologiche e digitali in atto e facendo leva sulle
competenze ancora presenti qui. In questo modo, forse potremo permettere migliori
condizioni di vita a tutte le cittadine e i cittadini e convincere giovani
all'estero - italiani e non -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che Torino
può essere un bellissimo posto dove costruirsi una carriera interessante, far
crescere una famiglia e salire in montagna ad un'ora dalla città.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Riusciremo a risalire? Ai posteri l'ardua sentenza, ma
intanto voglio continuare a crederci. Sono conscia del disastro che abbiamo
davanti e della difficoltà del compito, ma sento il dovere di impegnarmi, anche
per le migliaia di persone che sono scese in piazza non solo per dire sì alla
TAV, ma soprattutto sì al progresso di Torino.<o:p></o:p></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-52796499615797153002022-03-17T18:24:00.002+01:002024-02-21T18:30:45.466+01:00Buon compleanno, Italia!<p style="text-align: left;"><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;">Il 17 marzo ricorre
l'anniversario della proclamazione del Regno d'Italia e spiace constatare che
questa data venga ingiustamente trascurata. Spiace anche vedere qua e là
bandiere italiane lacere o strappate, a volte anche su edifici pubblici o -
peggio - scuole (purtroppo si vedono esempi anche nel centro di Torino). Spiace
vedere che, fatta l'Italia, dopo 161 anni siamo ancora cosi lontani dal fare
gli</span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;"> </span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;">Italiani.<span></span></span></p><p style="text-align: left;"></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: left;"></p>
<p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Eppure, definirsi ed essere
orgogliosi di essere Italiani non è una <i>diminutio </i>rispetto al sentirsi
Europei, Occidentali o cittadini del mondo. Semmai, è proprio il contrario:
solo chi ha una forte identità si può confrontare a testa alta con chiunque,
usando il dialogo e non l'aggressione. Solo chi ha chiari i propri valori e
regolarmente li "ripassa" celebrandoli, poi è in grado di rispettare
i valori degli altri e magari elaborarne di più grandi.<o:p></o:p></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;"><br /></span></p><p style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;">In tempi in cui l'aggressione
pervade i rapporti internazionali e interpersonali, dovremmo guardare la nostra
storia con maggior riconoscenza per chi prima di noi l'ha costruita: solo così
possiamo sperare di scrivere degnamente il nostro pezzo di storia. Inoltre,
solo se siamo fieri di sventolare la nostra bandiera, allora possiamo
avvicinarla</span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;"> </span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;">in amicizia a quella degli
altri. Il resto è ciò che, purtroppo, abbiamo sotto gli occhi.</span></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-85947496933612635192021-04-19T16:19:00.001+02:002021-04-19T16:22:29.905+02:00Alleati senza identità<p><i> Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere Torino in data 7 aprile 2021 con il titolo: "L'alleanza PD-M5S vuota di contenuti"</i></p><p style="margin: 0cm;">Ferve in città e a livello nazionale il dibattito
sull'opportunità o meno di stringere un'alleanza politica tra Partito
Democratico e Movimento Cinque Stelle, da attuarsi a partire dalla campagna
elettorale d'autunno per eleggere dei nuovi Sindaci e Consigli Comunali delle
grandi città. <span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="margin: 0cm;">Mi spiace constatare che, ancora una volta, il dibattito ferve
sul tema "alleanza sì o no" e sul nome della persona candidata alla
guida della città, mentre sui contenuti si registra un <i>glissons</i>,
legittimato dall'affermazione che la priorità è "battere le destre",
slogan sventolato come un mantra. <o:p></o:p></p><p style="margin: 0cm;"><br /></p><p style="margin: 0cm;">Purtroppo, quando il cemento di un'alleanza è solo la
necessità di battere qualcun altro, l'unione fa la debolezza, anzi la sconfitta
di entrambi si può facilmente prevedere. Infatti, per costruire coalizioni che
durino e producano i loro effetti, è indispensabile che le parti dichiarino i
loro valori e le loro volontà, in modo da poterne trovare la parte in comune,
da arricchire e potenziare per fare insieme qualcosa di più grande delle
singole parti.<o:p></o:p></p><p style="margin: 0cm;"><br /></p><p style="margin: 0cm;">Dov'è questo lavoro di dichiarazione di valori tra PD e
M5S, soprattutto qui a Torino? Sinceramente, come cittadina, non percepisco
nulla di questo, anzi mi pare che le questioni identitarie vengano regolarmente
nascoste sotto il tappeto, a partire dalla TAV. Come vogliono la Torino del futuro i due pretendenti? Da
entrambe le parti non riesco a percepire un'idea concreta di città, al di là
delle etichette irrinunciabili come la sostenibilità, la salute e il lavoro per
tutti, facili da pronunciare e difficilissime da realizzare per davvero.</p><p style="margin: 0cm;"><br /></p><p style="margin: 0cm;"><o:p></o:p></p><p style="margin: 0cm;">Mi piacerebbe che i fidanzati, in vista del matrimonio,
dicessero chiaramente da che parte stanno sulla TAV, sulla mobilità
metropolitana (anche al PD piacciono soltanto bici e monopattini?), sui grandi
eventi, sulla politica culturale e su come attrarre investimenti industriali.
Dovrebbero anche dire come intendono aumentare gli introiti della città per
finanziare gli investimenti, come vorrebbero intervenire sull'organizzazione
della macchina amministrativa comunale e come intendono attivarsi concretamente
per intercettare i bisogni dei cittadini. Penso che questi temi, soprattutto se
declinati in modo concreto, interessino e possano far appassionare tutti i
cittadini, molto di più del dibattito tra le correnti del PD o le schegge
impazzite del M5S. Di contenuti dobbiamo parlare, se vogliamo tornare a dire
“Passion lives here” come per le Olimpiadi 2006.<o:p></o:p></p><p>
</p><p style="margin: 0cm;">Proprio sulla TAV, poi, vorrei sentire da chi si candida
a guidare la città che, come prima cosa, dichiarerà Torino “città SÌ TAV”,
rientrerà immediatamente nell’Osservatorio e si adoprerà con tutti i Comuni
interessati dall'opera per sviluppare un progetto unitario che crei nuove
opportunità per Torino e per la Valle di Susa. </p><p style="margin: 0cm;"><br /></p><p style="margin: 0cm;">Se il PD non ha il coraggio di
dichiarare la sua posizione a favore della TAV, magari per non procurare un
dispiacere al fidanzato M5S, può essere certo di perdere tutti i voti di coloro
che sono scesi in piazza a Torino per dire sì alla TAV e allo sviluppo del
territorio, lasciando così alla sola destra la vittoria della battaglia per
l'Alta Velocità e per il progresso.<o:p></o:p></p><p><br /></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-73916043222689936112021-04-17T18:16:00.001+02:002024-02-21T18:26:35.770+01:00Non perdiamo questo treno<div style="margin: 0cm; text-align: left;"><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;">I
cittadini di Torino due anni fa hanno riempito le piazze per affermare il
desiderio di continuare i lavori di realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione.
In quel periodo erano al Governo i sostenitori di ideologie basate sulla
cosiddetta "decrescita felice" e contrari ad un'opera che, a loro
parere, serviva al massimo per portare mozzarelle a Lione.</span></div><div style="margin: 0cm; text-align: left;"><span><a name='more'></a></span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;"><br /></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt;">Per
i Torinesi e i Piemontesi, invece, questa linea rappresenta l'opportunità di
collegarsi al resto d'Europa e del mondo, in modo da attrarre più facilmente
attività produttive e di trasformazione, un importante polo logistico e perfino
occasioni di sviluppo turistico. Inoltre, in una fase storica in cui è vitale
il rispetto per l'ambiente e la diminuzione delle emissioni, il treno
rappresenta un modo importante di combattere l'inquinamento, soprattutto in una
valle continuamente attraversata dai camion.<br /></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt;">Le
piazze di Torino hanno indotto un cambiamento di rotta ed hanno permesso la
ripresa delle attività progettuali e di lancio dei bandi di gara, mentre a
livello politico si è scelto di tenere un profilo basso per non disturbate il
manovratore.<br /></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt;">In
realtà, il tema TAV, non sufficientemente chiarito tra gli alleati di Governo,
è rimasto un argomento scomodo e quasi intoccabile. Infatti, non è più stato
nominato un Commissario neanche ora che per altre opere ne sono stati nominati
ben 57, l'Osservatorio è fermo e sono a rischio 750 milioni di finanziamenti
per la tratta ferroviaria italiana a valle del tunnel.<br /></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt;">In
compenso, in concomitanza con l'avvio dei lavori per l'autoporto di Susa, sono
ripartiti gli attacchi alle forze armate e gli atti di teppismo, con la
connivenza e tolleranza di alcuni sindaci della Valle e di esponenti politici
torinesi. Questi atti sono contro la legge e non possono essere tollerati.<br /></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt;">Forse
in altre parti d'Italia l'argomento interessa poco perché le linee ad alta
velocità vengono comunque realizzate, ma noi Piemontesi dobbiamo essere consci
che, se non vogliamo precipitare definitivamente nel declino e nella povertà,
non possiamo assolutamente perdere questo treno. Dobbiamo mobiliarci come
cittadini, allearci con le moltissime persone della Valsusa che vogliono la TAV
per costruirsi un futuro, fare pressione con gli esponenti politici affinché
difendano gli interessi dei Piemonte.<br /></span><span face=""Calibri",sans-serif" lang="EN-US" style="font-size: 11pt; mso-ansi-language: EN-US;">Ora o mai più.</span><br /></div>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-54224390876929076862021-01-17T15:17:00.013+01:002021-01-30T15:25:38.953+01:00Ora è tempo di esagerare<p><i>Articolo pubblicato sul Corriere Torino il 17 gennaio 2021 con il titolo: "Una città che inventa tecnologie e nuovi modi di vivere. E' ora di dire: "Esageruma" "</i></p><p>L’<i>esageruma nen</i> dei Torinesi ha un cugino illustre nell’<i>understatement</i> inglese e dà alla città quel carattere di sobrietà e moderazione che la contraddistinguono. Forse, grazie anche a questa caratteristica, Torino è riuscita negli anni a compiere grandi trasformazioni senza troppo clamore. L’Unità d’Italia, la rivoluzione industriale, le Olimpiadi Invernali, tutti successi che hanno portato Torino all’onor del mondo, sono frutto di grande lavoro, disciplina e, tutto sommato, compostezza nei modi. <span></span></p><a name='more'></a><span></span><p></p><p>Ora però, a differenza di quanto avvenuto nei grandi momenti in cui Torino ha saputo guardare avanti, l’<i>esageruma nen</i> è diventato un freno alle ambizioni e ai progetti di lungo respiro: la città sembra imbalsamata e rassegnata ad un futuro minore, stretta nel suo angolo ai piedi delle montagne, sempre più piccola e sempre più povera.</p><p>Eppure, proprio adesso serve rovesciare questa mesta visione, alzare lo sguardo ed immaginare le enormi possibilità di sviluppo che ci sono sotto e intorno alla Mole, in un territorio straordinario posto al centro dell’Europa. È venuto il momento di dire: “<i>Esageruma</i>” per disegnare e realizzare ciò che vorremmo negli anni futuri: una città che inventa nuove tecnologie e nuovi modi di vivere insieme, una città che lavora nelle sue industrie sempre più caratterizzate dalla capacità di produrre non solo oggetti come le automobili, ma servizi integrati per la mobilità sostenibile di persone e cose. Riuscire a fare questo salto in avanti nella ricerca, sviluppo e produzione aprirà opportunità anche a molte attività del commercio e del terziario, che con la loro presenza fisica possono aumentare la qualità della vita urbana. Infatti, mai come durante la pandemia abbiamo sentito la mancanza di locali aperti, quartieri brulicanti, di folla e di rumore: tutte emozioni e storie che non si possono acquistare online. </p><p>La trasformazione digitale sarà determinante nel rinnovamento dei processi produttivi e dei servizi, ma Torino potrebbe essere pioniera nell’applicarla anche ai beni artistici e culturali per creare nuovi modi di collegare e rendere più fruibile il patrimonio immenso che abbiamo ricevuto in eredità dalle passate generazioni. Ricongiungere tecnologie e scienze umane sarà la base dell’umanesimo digitale che può restituire coscienza critica ai tecnologi e opportunità ai laureati in discipline umanistiche che oggi fanno molta fatica a trovare lavoro.</p><p>La città dovrà pensare a se stessa come Gran Torino, con una corona di montagne che non ha eguali, in una posizione quasi unica al mondo. Infatti, possiamo diventare molto più attrattivi se riusciamo a connettere e valorizzare l’intera Città Metropolitana, cosa che potrebbe farne una meta ambitissima per un turismo di qualità, oltre che un territorio ricco di opportunità abitative ed economiche.</p><p>Soprattutto, noi Torinesi dobbiamo risvegliare la voglia di pensare in maniera differente, uscendo dai soliti schemi che hanno governato le caste e i salotti (è illuminante a questo proposito lo studio “Reloading Torino” che ha trovato spazio su questo giornale). Dobbiamo sorpassare le ideologie per raccogliere persone di buona volontà intorno a progetti concreti, esagerare nel fare rete tra ambiti e programmi differenti, connettere persone con diversi punti di vista. Dobbiamo superare le incrostazioni ideologiche che contrappongono pubblico e privato per arrivare, invece, ad una sana collaborazione che permetta di utilizzare al meglio le risorse di tutti e possa ricucire diseguaglianze pericolose.</p><p><i>Esageruma</i>, dunque, nei sogni, nei progetti concreti e nelle relazioni, pur mantenendo modi pacati, perché la rivoluzione può essere anche gentile e a volte, più che un energumeno vestito da vichingo, possono essere più incisivi i cittadini che si impegnano tutti i giorni per cambiare davvero le cose e le idee.</p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU0rQ26c5curEkiyT40f-zHQl6fCjlAKDtj5iDAVnCiq3kLCbLnwrztlqIYURpyculbYn9wkJsR2Ugxo52kxpneWRSNsb8JmVrhg8ZX-epU720yIRJEc5gQTAK_wXXUZ748dIDmkSMk4iP/s1491/Articolo+Corriere.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1341" data-original-width="1491" height="576" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU0rQ26c5curEkiyT40f-zHQl6fCjlAKDtj5iDAVnCiq3kLCbLnwrztlqIYURpyculbYn9wkJsR2Ugxo52kxpneWRSNsb8JmVrhg8ZX-epU720yIRJEc5gQTAK_wXXUZ748dIDmkSMk4iP/w640-h576/Articolo+Corriere.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-84139648866423060482020-12-22T15:15:00.014+01:002021-01-30T15:17:30.996+01:00Auguri a Torino<p>Auguro a Torino che il 2021 sia un anno di rottura, in cui noi Torinesi impariamo a rompere. Dobbiamo prima di tutto rompere gli indugi, aver coraggio per guardare lontano, farci un'idea chiara della città che vogliamo e quali progetti vogliamo realizzare per dire finalmente: "Esageruma!" <span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Dobbiamo rompere gli schemi che troppo a lungo hanno governato le dinamiche politiche, le caste e i salotti di questa città. Dobbiamo smettere di guardare le differenze ideologiche o fare guerre di posizione. Ora dobbiamo fare squadra e concentrarci su progetti comuni, perché il nemico questa volta non è la destra di turno, ma è il mostro della povertà e della disgregazione sociale. </p><p>Dobbiamo poi rompere il soffitto di cristallo che tiene ancora le donne relegate a posizioni minori e i giovani lontani dalle responsabilità. Torino sia città aperta a chiunque vuole farsi avanti e impegnarsi, senza distinzione di genere, età o colore della pelle.</p><p>Infine, auguro a tutti i Torinesi, di smettere di dire "non mi oso" o "non vorrei disturbare", ma di imparare a farsi avanti e, soprattutto quando si trovano in contesti nazionali o internazionali, di imparare a rompere le balle.</p><p>Auguri a Torino e a tutti i Torinesi!</p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-44404208514643264722020-12-07T15:21:00.003+01:002021-02-01T15:23:12.093+01:00I bisogni dei cittadini<p><i>Un appello alla Sindaca</i></p><p>Cara Sindaca,</p><p>Immagino che, data la carica istituzionale che ricopre e le emergenze di questo periodo, Lei sia inondata di richieste di ogni genere, ma mi permetto di aggiungere questa mia, certa di esprimere una necessità condivisa da migliaia di cittadine e cittadini. Faccia installare dei gabinetti pubblici, la prego!<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Con la chiusura dei bar, infatti, siamo costretti a tener chiuse anche le nostre vesciche, con conseguenze che Lei può facilmente immaginare. Come affrontare un pomeriggio di shopping prenatalizio, magari con tempi più lenti e scaglionati per evitare assembramenti, senza possibilità di fare la pipì? Penso che anche i negozianti sosterranno la sua iniziativa.</p><p>Data l'urgenza, all'inizio potrebbero essere installati semplicemente dei gabinetti da cantiere, per poi lasciare posto ad un progetto più strutturato con postazioni stabili e - perché no? - artistiche. Ora l'importante è fare in fretta perché ci scappa davvero non solo la pazienza.</p><p>Grazie per la sua attenzione ai bisogni dei cittadini!</p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-26381191076860829562020-08-14T01:20:00.004+02:002020-08-14T01:20:42.219+02:00Alte note poco note<p>Trovandomi
in Alta Valsusa, oggi sono andata ad assistere ad un bellissimo concerto del
Quintetto Mozart a Clavière, suonato da professionisti di ottimo livello. L'ho
fatto perché un'amica zelante, frequentatrice di Uffici del Turismo, si era
procurata il calendario dei concerti Alte Note e mi ha invitata ad andare con
lei. <span></span></p><a name='more'></a>So che in questo periodo ci sono qui in valle altri eventi culturali di
vario genere, peccato che sia così difficile sapere che cosa accade e dove.
Infatti, sembra che ogni località abbia il suo programma e lo faccia conoscere
per lo più attraverso volantini di carta affissi nelle bacheche o nei negozi
del paese. <p></p><p>Per curiosità, ho provato a cercare Alte Note su Google e tra i
primi risultati ho trovato: programmi del 2019, qualche singolo concerto sui
siti dei Comuni, una pagina di Turismo Torino che non consente l'accesso,
perfino informazioni sui concerti del 2017. </p><p>Possibile che i Comuni dei quelle
che usavamo chiamare Valli Olimpiche (sigh!) non riescano a coordinarsi meglio
per far conoscere queste iniziative di qualità anche a chi non frequenta
regolarmente il bar o il macellaio del borgo? Forse potremmo attrarre più
visitatori da posti lontani, forse qualcuno potrebbe salire in quota per un
evento e decidere di tornarci, forse consumerebbe uno spuntino al bar o un
pasto al ristorante. </p><p>A pensarci bene, forse non sono molti i posti di montagna
che possono ospitare una buona offerta culturale: meglio che teniamo questa
meraviglia tutta per noi!</p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-90279674740014838302020-06-10T15:14:00.001+02:002021-01-30T15:15:30.060+01:00La torta<p>Non cucino spesso e raramente faccio i dolci, ma la scorsa settimana avevo degli avanzi di pane e qualche mela avvizzita, così ho preparato una torta e ne ho portata a metà a mio figlio.</p><p>Ieri sera ho ascoltato Carlo che raccontava al suo bambino e a noi di aver portato aiuto ad un povero ragazzo senza tetto trovato vicino a casa sua. Sotto i portici di piazza Statuto sono molti i poveretti che dormono per la strada, ma questo ragazzo del Ghana di soli 26 anni gli ha fatto particolarmente pena.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Carlo lo ha aiutato a cercare il riparo per la notte, purtroppo senza riuscirci, poi gli ha portato almeno un po’ di conforto e di cibo. Alla fine mi ha detto: “Sai che la tua torta gli è piaciuta moltissimo? Se l’è mangiata tutta!”</p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-87007371415490697442020-05-30T15:11:00.001+02:002021-01-30T15:12:17.737+01:00Homo hominis virus<p>Ringrazio l'amica che oggi mi ha abbracciato perché, appena ha capito la mia gioia di rivederla, non ha esitato che un attimo prima di buttarmi le braccia al collo.</p><p>Un gesto così spontaneo era normale fino a tre mesi mesi fa, quando ancora avevamo ben presente che abbracciarsi è il primo modo per riconoscersi tra umani che si vogliono un po' bene. È il modo per annusarsi ed affermare che siamo tutti della stessa razza, che viaggiamo tutti nella stessa nave, forse che siamo insieme sullo stesso precipizio.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Mi fanno orrore i saluti lanciati da lontano, i baci per finta simulati nell'aria, tutti spediti con la mimica del "vorrei ma non posso". Questo sono il segno della resa, della rinuncia all'essere umani. La scusa ufficiale è proteggere gli altri, ma allontanare l'altro da sé è un gesto atroce. </p><p>Infatti, il distanziamento sociale è richiesto, incoraggiato, premiato, lodato e politicamente corretto, ma è contro il nostro essere più profondo che ci vuole fratelli e sorelle nel bene e nel male. Così, nel nome di un virus, abbiamo distrutto in pochi giorni il potere più forte della resistenza umana: la solidarietà.</p><p>Chi oggi non mi abbraccia, domani potrebbe essere quello che mi lascia nella merda se ho bisogno.</p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-70541452574802413062020-05-07T23:03:00.002+02:002020-05-07T23:07:33.047+02:00FacceDietro al computer dal quale sto scrivendo c'è il lavoro di moltissime persone, dal progettista del circuito elettronico alla direttrice marketing, dallo sviluppatore software indiano all'operaia cinese, fino all'addetta all'imballaggio e al fattorino che l'ha consegnato. Dietro a moltissimi oggetti e strumenti di uso quotidiano, dallo spazzolino da denti alla crema per i piedi, dall'aspirapolvere all'arricciacapelli, c'è il lavoro di molte persone che non ho mai conosciuto.<br />
<a name='more'></a><div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9QC2Sx8bxmPe0vJMfWgdyCrSLcUyR_7iARAbpB1bjxamUIP51OwCiasf89aOV8YCUpaetB8E-QsW-cbram1XH2N5uO83XKqUxMgN6w0Rr8PXi48P_UjdavtaTdcTg6xUDt2ICZB4Sw-rU/s1600/facce.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="672" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9QC2Sx8bxmPe0vJMfWgdyCrSLcUyR_7iARAbpB1bjxamUIP51OwCiasf89aOV8YCUpaetB8E-QsW-cbram1XH2N5uO83XKqUxMgN6w0Rr8PXi48P_UjdavtaTdcTg6xUDt2ICZB4Sw-rU/s320/facce.jpg" width="224" /></a></div>
<div>
Invece, conosco benissimo la faccia del barista gentile che mi serve il caffè con un sorriso, conosco ogni piega della faccia del mio parrucchiere che attraverso lo specchio mi racconta della sua vita. Ho ben stampata in mente la faccia allegra della sarta che mi accorcia i pantaloni e quella chiacchierona del titolare della trattoria dove qualche volta vado mangiare.</div>
<div>
<br />
Oggi, in questa crisi che ci ha travolti, continuo ad usare il computer e la lima da unghie, ma queste facce mi mancano e rischio seriamente di non vederle mai più. Costretti a restare chiusi così a lungo, senza aiuti concreti e senza la possibilità di esercitare il loro mestiere, non avranno la forza di riaprire la loro bottega.</div>
<div>
<br />
Qualcuno quella bottega l'aveva appena rinnovata, ci aveva dedicato ore di fatica in più e tanta passione, si era indebitato perché credeva nel futuro. Oggi purtroppo non può contare su ricchezze accumulate o su ammortizzatori sociali, né può pensare di indebitarsi ancora, seppure a tassi agevolati.</div>
<div>
<br />
Le piccole e piccolissime imprese hanno titolari e dipendenti abituati a mostrare ogni giorno le loro facce, facendole sorridere anche quando tutto sembra andare storto per accogliere i clienti come fossero degli amici. Eppure oggi, senza quelle tutele che giustamente attutiscono le differenze di altre categorie, queste facce sono l'anello debole della nostra organizzazione sociale, che in larga parte si basa sul commercio, sulle professioni e sull'artigianato. </div>
<div>
<br />
Ecco, vorrei rivederle tutte allegre quelle facce e mostrare la mia, presto senza mascherina.</div>
</div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-73510037146619145582020-04-30T15:05:00.001+02:002021-01-30T15:12:46.880+01:00Piu paura del virus<p style="text-align: left;">Dopo circa due mesi di emergenza Coronavirus, nei quali ho vissuto da fortunata in buona salute con un tetto, un letto e il frigo pieno, vorrei condividere ciò che mi fa più paura del virus stesso</p><p>Innanzitutto mi fanno paura le limitazioni alla libertà personale ed il modo acritico con il quale vengono generalmente accettate. Non è tanto l'imposizione di distanziamento sociale resa necessaria dal dilagare della malattia, quanto la supina accettazione di ingerenze nella nostra vita privata. Mi pare che imposizioni come le uscite a meno di 200 m da casa, oppure le visite solo ai congiunti, oppure ancora attività motoria ma non ricreativa, siano modi di erodere la libertà personale.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Mi fanno paura le diseguaglianze sociali che inevitabilmente aumentano durante l’emergenza, proprio come diceva un vecchio saggio: “Quando il ricco diventa magro, il povero muore di fame”. Questo riguarda soprattutto i più piccoli: se la scuola è un luogo dove per qualche ora al giorno si è tutti uguali e misurati soltanto sul merito, la scuola virtuale non è così. C’è una grande differenza tra lo scolaro che può disporre liberamente di computer, connessione Internet e genitori istruiti disposti a seguirne i progressi e quello che invece vive in tutt’altre condizioni.</p><p>Vedo crescere la disapprovazione e l’astio tra molte persone: anche questo mi fa paura. Sguardi di disapprovazione o imprecazioni verso qualcuno che magari sta semplicemente facendo un giro in bicicletta a distanza dagli altri sono la punta dell’iceberg di un senso di insicurezza che rivolgiamo verso il prossimo.</p><p>Abbiamo forse dimenticato che circa un paio di secoli fa dalle queste parti la nostra civiltà ha fatto una rivoluzione sanguinosa per affermare libertà, eguaglianza e fraternità?</p><p>Poi mi fa una grande paura la crisi economica.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /><p></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-58135605891123130852020-04-09T23:53:00.002+02:002020-04-26T11:43:02.332+02:00Candeline<div style="-webkit-text-size-adjust: auto; direction: ltr;">
<div style="direction: ltr; margin-left: 0in; margin-top: 0in; width: 5.484in;">
<div style="direction: ltr; margin-left: 0in; margin-top: 0in; width: 5.484in;">
<b>1960 - Diventerò grande, ad ogni costo</b><br />
Non posso ricordare che pochi flash o forse film che mi sono fatta da sola. Mi dicono che fossi testarda e puntassi i piedi per ottenere quel che volevo. Per uscire mi facevano mettere il paltò e le odiate scarpe alte adatte ai bambini. Guardavo il Maestro Manzi e imparavo a scrivere ricopiando quel che trovavo in casa, come i titoli dei giornali e le agende con le scritte grosse. Sognavo - questo lo ricordo bene - di compiere presto quattro anni per essere grande davvero.<br />
<a name='more'></a><br />
<b>1970 - <i>Ce n'est qu'un début</i></b><br />
Affascinata dalla rivoluzione di quelli poco più grandi di me, volevo farla subito anch'io. Mi ribellavo alle regole della scuola: al grembiule, all'ora di religione e alle classi tutte femminili. Piuttosto mettevo pantaloni e minigonna, facevo scorribande con i maschi e mi tuffavo dagli scogli più alti. Comperavo i 45 giri, perfino: "Je t'aime… moi non plus", senza capire niente. Avevo il mangiadischi color verde mela, amavo i Beatles e i Rolling Stones e vivevo come un big bang il primo grande amore.<br />
<br />
<b>1980 - La rivoluzione in byte</b><br />
Laureata da poco in una disciplina sconosciuta ai più, mi chiedevano: "Informatica, che cos'è?". Così scoprivo che la rivoluzione si può fare anche con i computer inventando un mondo nuovo dove le macchine imparano a comprendere e a parlare. Trascinata dagli studi sull'intelligenza artificiale, attraversavo l'oceano per la prima volta, vedevo New York e l'emaití. Intanto, scoprivo che in quegli anni acquistare al volo anticoncezionali in USA richiedeva una certa scaltrezza naturale.<br />
<br />
<b>1990 - Si può fare</b><br />
Tornata in Italia con due passaporti in tasca, mi giostravo tra un lavoro grande grande e bambini piccoli piccoli. Volevo dimostrare a me stessa e al mondo che si possono fare entrambe le cose, che una signora non deve rinunciare a procreare per lavorare, né deve abbassare le aspettative di carriera per aumentare la cura dei figli. La trasgressione era allattare un bambino di fronte a un neonato laptop, oppure viaggiare con passeggini e computerini, purché rigorosamente in tailleur.<br />
<br />
<b>2000 - Nervi saldi</b><br />
I bambini sono abbastanza grandi per viaggiare insieme e ancora troppo piccoli per correre da soli. La famiglia si allarga dopo il divorzio, aumentano le responsabilità e gli impegni, così ora la rivoluzione è restare sereni anche in situazioni che tutti considerando destabilizzanti. Apprezzo la grande fortuna di aver avuto genitori sani di mente. Quando tolgo il tailleur ed infilo gli scarponi, cresce l'amore per la montagna e si affaccia l'idea che non sarebbe stato male fare l'alpino.<br />
<br />
<b>2010 - Imprese in salita</b><br />
Libera da anticoncezionali e da logiche aziendali, apro la mia piccola impresa e conosco il morso nello stomaco causato dalla paura di non riuscire a chiudere il mese. Il senso di libertà è grande come quando si guardano le montagne e la soddisfazione ha lo stesso sapore del pane e salame mangiato quando si arriva in cima. Ho la fortuna di avere figli bravi e perfino un nipote piccolo piccolo con cui scopro la gioia pura. Giro tranquillamente in jeans e maglione, meglio se arancione.<br />
<br />
<b>2020 - Il futuro non è mai stato così incerto</b><br />
E ora? Siamo capitati in un merdone che non ci aspettavamo, così di colpo è diventato molto difficile fare progetti o anche solo farsi tagliare i capelli. Ci vuole tenacia per non passare le giornate in tuta da ginnastica. Invece della disperazione apprezzo la fortuna di sentire che tante persone mi vogliono bene anche attraverso uno schermo, lavorare con colleghi a dir poco fantastici e, soprattutto, avere accanto una persona solida e allegra. Ho fatto bene a sposarmi ancora una volta (lui non so).<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfHOmrIOKL0V4ulEGqQuzu5Wwugf40kEMcZRbnPSVNAlU60GY4V2PomsmxZWQVCH_gS0YJVIXXCyTlc4reqwDt_DznHpHL8rQZ_0XQxeVih_Ft1qvwKggNVBzAZzD-Loag1RtOhTxqt77t/s1600/4E7FFD94-B216-45BF-93E3-5751E7FEFAB3.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="598" data-original-width="800" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfHOmrIOKL0V4ulEGqQuzu5Wwugf40kEMcZRbnPSVNAlU60GY4V2PomsmxZWQVCH_gS0YJVIXXCyTlc4reqwDt_DznHpHL8rQZ_0XQxeVih_Ft1qvwKggNVBzAZzD-Loag1RtOhTxqt77t/s400/4E7FFD94-B216-45BF-93E3-5751E7FEFAB3.jpeg" width="400" /></a></div>
<div lang="it" style="font-family: "Arial Unicode MS"; font-size: 11pt; margin: 0in;">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-53827030609198617932020-03-30T15:18:00.008+02:002021-02-01T15:24:36.232+01:00Un vaccino per l'Europa<p>La pandemia che si è abbattuta su tutti noi sconvolgerà non solo l'economia mondiale, ma gli assetti geopolitici ed i rapporti di forza tra le potenze. Uno dei fattori che maggiormente influiranno su questi equilibri sarà il possesso di un vaccino, l'unica soluzione per combattere questa malattia a lungo termine. Molti nel mondo hanno intrapreso iniziative per lo sviluppo del vaccino, con forte prevalenza dello stato cinese e delle grandi multinazionali farmaceutiche. <span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>L'Europa, invece, è tutta concentrata sugli aspetti finanziari per attutire le conseguenze del disastro economico che sta dietro l'angolo. Questo non è certamente da trascurare, ma, oltre che giocare in difesa per rattoppare il peggio, non sarebbe proprio questo il momento di buttare il cuore oltre l'ostacolo per uscire con un progetto davvero costruttivo e promettente per tutti?</p><p>Mi stupisce che l'Europa non prenda una chiara posizione decidendo di giocare unita questa partita fondamentale per il futuro. Non sarebbe una grande occasione riunire insieme intorno a questo obiettivo tutte le forze pubbliche e private presenti sul continente? </p><p>Tra il Mediterraneo e il Mar del Nord sono presenti università, enti di ricerca, industrie, potenza di calcolo largamente disponibile ed attualmente impiegata per altri progetti (la ricerca aerospaziale e nucleare, ad esempio) e molto altro. Ci sono intelligenze, capacità d'impresa e competenze scientifiche, unite da una radicata cultura dei diritti umani e della solidarietà in modo distintivo rispetto a qualunque altro luogo del mondo.</p><p>Se l'Europa fosse capace di raccogliersi intorno a questo obiettivo, da raggiungere nel più breve tempo possibile, mettendo in campo risorse finanziarie e manageriali straordinarie per nutrire e coordinare le apparecchiature e i talenti scientifici, allora potrebbe davvero riconquistare un ruolo guida nel mondo. Trainata da un progetto del genere, l'Unione Europea potrebbe più facilmente trasformarsi in vera unità e, in breve tempo, i sovranismi sarebbero chiacchiere.</p><p>Senza contare che un'impresa di questa portata creerebbe un enorme accumulo di know-how e costituirebbe un precedente per affrontare altre emergenze sanitarie prossime venture, provocare chissà quali ricadute in altri campi, dall'alimentazione al controllo dell'ambiente e chissà che altro.</p><p>Il mio sogno è veder comparire sullo schermo Ursula Von Der Leyen con la giacchetta arancione per annunciare: "I have a dream: L'Europa unita per un vaccino". Utopia o possiamo provare a crederci davvero?</p><p></p>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-12349977024861816912020-03-16T23:44:00.002+01:002020-03-16T23:45:04.996+01:00La pipì<div style="text-align: right;">
<i>Torino, anno 1964 </i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>Scuola Elementare "Felice Rignon" </i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>Classe Terza femminile B </i></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: left;">
<i>Tema </i></h3>
Descrivi una situazione in cui ti sei sentita in imbarazzo.<br />
<div>
<br />
<h3>
<i>Svolgimento </i></h3>
Sono arrivata in questa scuola direttamente in terza, prima ero alla Montessori, dove i miei genitori mi avevano mandata per farmi saltare un anno. Infatti, a quattro anni ero una rompiballe capace di leggere e scrivere, così avevano deciso di mandarmi a scuola "un anno avanti", etichetta che temo mi resterà per sempre.<br />
<a name='more'></a> <br />
<br />
Questa scuola è bella, ma un po' strana: siamo tutte femmine, dobbiamo indossare il grembiule bianco con il fiocco blu e veniamo chiamate solo con il cognome. Non possiamo scrivere con la penna stilografica (pensare che ho l'Auretta nuova che mi hanno regalato in seconda!), ma dobbiamo usare il pennino intinto nel calamaio periodicamente riempito dalla bidella. Quando abbiamo finito di scrivere, dobbiamo tenere tutte la stessa posizione, immobili con la penna alzata, e quando andiamo in palestra la maestra ci fa fare dei buffi movimenti con le clavette o il cerchio di legno. <br />
<br />
La mia maestra e le sue colleghe sono quasi tutte zitelle e, anche se siamo alla scuola pubblica, ci fanno pregare ogni mattina. È molto severa ed esigente, soprattutto nei temi, o componimenti, come li chiama lei. Però la cosa più strana è che possiamo uscire dalla classe soltanto tutte insieme quando lo dice la maestra. Di conseguenza, ogni mattina la pipì si può fare solo una volta, quando la maestra decide di portarci tutte in fila al "camerino". Io pensavo che il camerino fosse quello dove si truccano le ballerine prima di entrare in scena, ma in questa scuola chiamano così il gabinetto. <br />
<br />
Ebbene, un giorno verso mezzogiorno a me scappava tanto la pipì, ma non osavo in nessun modo chiedere il permesso di uscire per andare al "camerino". Infatti, qualche giorno prima era successo che una bambina aveva chiesto il permesso di uscita e la maestra l'aveva accordato spiegando che quella bimba, molto diligente, lo chiedeva per la prima volta dopo tre anni. Io, che ho un modo di ragionare un po' schematico, essendo lì da meno di tre mesi e nemmeno tanto diligente, non mi sentivo assolutamente degna di tale concessione. <br />
<br />
Cercavo dunque di tenere chiusi i rubinetti finché ad un certo punto non ce l'ho fatta più e l'ho lasciata scappare. Fortunatamente, noi bambine degli Anni Sessanta indossavamo calzettoni allo ginocchio e lunghe gonne a pieghe che potevano essere allontanate dal corpo, così ho potuto continuare imperterrita a seguire la lezione. A un certo punto, però, è arrivato inesorabile il suono della campanella di fine mattinata. Io restavo seduta facendo finta di nulla, ma le bambine degli ultimi banchi mi passavano vicine andando verso l'uscita finché una chiamò la maestra dicendo: "C'é dell'acqua sotto il banco di Giordano!". In quel momento fui vergognosamente smascherata, presa in carico da un'amorosa bidella con un paio di mutandine di ricambio e spedita a casa. <br />
<br />
<h3>
<i>Conclusioni </i></h3>
Quello che ho descritto è stato un brutto momento in cui mi sono trovata in imbarazzo. Spero che di questi anni mi restino la voglia di scrivere e il gusto di trasgredire. <br />
<br /></div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-47925659098113744122020-02-21T18:12:00.000+01:002024-02-21T18:16:16.055+01:00Un'alpino<p> Al di là dell'orientamento sessuale, ognuno di noi mescola
dentro di sé caratteri femminili e maschili in misura più o meno accentuata.
Questo mélange ha il suo fascino perché rende ogni persona unica e preziosa.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Personalmente non mai avuto dubbi sulle mie preferenze
eterosessuali, anche se da bambina preferivo attività poco "da
signorina": andavo a pescare con i maschi, in spiaggia giocavo a biglie
facendo la pista con il sedere e, tra le pochissime femmine, andavo a tuffarmi
dagli scogli più alti. Intanto fantasticavo su ragazzi carini, che finivano
sempre tra le braccia delle mie amiche più femminili e bellocce. Nello sport da
sempre mi piace misurarmi con i maschi e che soddisfazione quando vinsi una
gara di sci con il miglior tempo assoluto!<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Oggi non porto i tacchi (camminare tutto il giorno su quei
trampoli mi impedirebbe di pensare), non mi trucco e raramente metto la gonna,
ma non rinuncerei agli orecchini neanche scalando una montagna o alla collana
se sono in città. Sono stata una madre affettuosa ma non apprensiva, fredda nei
giudizi ma generosa negli apprezzamenti. Forse, se oggi avessi vent'anni,
prenderei davvero sul serio la possibilità di intraprendere la carriera
militare: molte opportunità di mettere in gioco competenze tecniche e
strategiche, attività fisica per avere sempre un bel portamento e ogni mattina
la certezza su che cosa mettersi addosso.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Attingendo ai propri tratti un po' maschili e un po'
femminili si comprendono meglio gli altri e si possono instaurare relazioni
sincere con persone di entrambi i generi. Adoro le amicizie maschili spogliate
da contenuti romantici e sempre improntate alla franchezza, perché "la
regola dell'amico non sbaglia mai": non si fa venire idee di conquista, né
a te vengono per lui, è un amico e basta. Al massimo, se è carino, speri che
qualcuno ti incontri al ristorante per suscitare un po' di invidia, nulla più.
Tanto, se nel rapporto con un uomo ci sono altre aspirazioni, lo si capisce
subito e si calano in gioco altre carte.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Le amicizie con maschi sono così belle perché franche e
spontanee, cosa non sempre scontata per le femmine con le quali si instaurano
rapporti molto più complessi e ricchi di sfumature, ma anche meno diretti. Con
un maschio è più facile litigare ed essere di nuovo amici un attimo dopo, cosa
rara con un'amica (nel mio novero conto in totale tre ragazze con le quali
posso permettermi libertà di franchezza).<o:p></o:p></p>
<span style="font-family: "Cambria",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 11.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Forse la saggezza è anche saper integrare i due archetipi e le persone
più interessanti sono proprio quelle che, distanziandosi dagli stereotipi,
riescono a riunire dentro di sé un po' di Adamo e un po' di Eva. Per quanto mi
riguarda, a quest'ora sarei un colonnello degli Alpini, magari un generale con
la penna bianca...</span>Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-83899133758935445672019-11-09T22:58:00.001+01:002019-11-09T23:06:52.201+01:00Quel che resta della TAVUn anno fa le manifestazioni di piazza in difesa della TAV hanno segnato un punto di svolta nell’identità dei torinesi, che hanno riscoperto l'orgoglio di fare la storia. Migliaia di cittadini che mai avevano partecipato ad una protesta hanno affermato la loro volontà di andare avanti verso il futuro della città, che da sempre è laboratorio di idee e modelli nuovi.<br />
<a name='more'></a><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhddxyU_uYq3YnEtcCaC8XX0lvNRMbBth5ZRNLc-rBnMkS7Ln9uXuTYmFEqswWofnh6E5Fmc_AtFBXnMC4r2rRM0i1ith6tjx6yurDS7-smHf1Y8FSeouoaD_ygKBoQHuOFlv3B3Ct1dDMu/s1600/IMG_1303.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="560" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhddxyU_uYq3YnEtcCaC8XX0lvNRMbBth5ZRNLc-rBnMkS7Ln9uXuTYmFEqswWofnh6E5Fmc_AtFBXnMC4r2rRM0i1ith6tjx6yurDS7-smHf1Y8FSeouoaD_ygKBoQHuOFlv3B3Ct1dDMu/s320/IMG_1303.JPG" width="320" /></a></div>
<br />
Oggi, se il progetto di realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione non è più in discussione, lo si deve anche alla presa di posizione dei bôgianen. Oggi la sfida si è spostata su come far sì che la TAV diventi davvero una risorsa di sviluppo del territorio, a partire dalla realizzazione di un grande polo logistico nel Piemonte occidentale.<br />
<br />
Inoltre, per superare definitivamente l'antagonismo nei confronti dell’opera e guardare al futuro, occorre rafforzare la condivisione con la popolazione e, con le compensazioni economiche previste, avviare un'operazione complessiva di rilancio dell'intera Valsusa, fortemente collegata e non ostile al capoluogo Torino.<br />
<br />
Soprattutto, quello spirito di rivoluzione ferma e gentile dello scorso 10 novembre a Torino va recuperato verso un nuovo Risorgimento. Oggi non è più tempo di scendere in piazza, ma di rimboccarsi le maniche per riprogettare l'assetto della città. Oggi dobbiamo tornare a sognare nell'orizzonte medio-lungo mettendoci, allo stesso tempo, subito al lavoro per risolvere concretamente i problemi più urgenti e più pungenti per la popolazione.<br />
<br />
D'altronde, non è proprio il Caval ëd Bronz nell'atto di inguainare la spada a ricordarci che dare un nuovo ordinamento allo Stato è più impegnativo che vincere battaglie?Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-4717417487065889582019-10-26T22:59:00.000+02:002019-11-09T23:06:33.198+01:00La madamin e il bersaglierePassando ai giardini Lamarmora oggi ho incontrato Rodolfo, il romantico giardiniere del Comune di Torino che crea sculture con materiale riciclato.<br />
<a name='more'></a><div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitImImCV1s4TIcgCPQJp94xn76nzXCoeu5rMTxnVoNGTd0z3iC-tVFFVWmcTdjl4Y_b4YnTKKfo4VlBiNXBVmcF4kPXnoq5n8WAkP8euYadB60W6gU8KpCguAE5LJ-kEoLISy9Qkwm5Cdu/s1600/08C6CB7A-0890-4867-AD87-8A8D82EC3511.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="261" data-original-width="170" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitImImCV1s4TIcgCPQJp94xn76nzXCoeu5rMTxnVoNGTd0z3iC-tVFFVWmcTdjl4Y_b4YnTKKfo4VlBiNXBVmcF4kPXnoq5n8WAkP8euYadB60W6gU8KpCguAE5LJ-kEoLISy9Qkwm5Cdu/s1600/08C6CB7A-0890-4867-AD87-8A8D82EC3511.jpeg" /></a></div>
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Gli ho espresso il mio apprezzamento per il suo operato; lui mi ha ringraziata e mi ha detto con un po' di dispiacere che riceve parecchie critiche da parte di persone a cui le sue sculture proprio non piacciono. Qualcuno lo accusa addirittura di sprecare denaro pubblico.<br />
<br />
Peccato che ci siano in giro persone così incattivite, chissà perché. Eppure io sono convinta che il fondatore dei Bersaglieri, Alessandro La Marmora, che si erge proprio lì davanti con la spada in pugno, sia ben contento di trovarsi in compagnia di una leggiadra madamin con il parasole.</div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-25102029300629287022019-10-20T23:00:00.000+02:002019-11-09T23:01:34.467+01:00EsagerumaSono una cittadina torinese che fa la sua vita in città, come tanti altri. Amiamo molto la nostra città, Segretamente pensiamo che sia la città più bella del mondo, anche se non lo ammetteremo neanche sotto tortura.<br />
<a name='more'></a><br />
Soffriamo e siamo infelici nel vedere Torino scivolare nella decrescita: il calo nella produzione o addirittura la chiusura di molte industrie del territorio, le botteghe che abbassano le serrande, la cultura che si ammoscia, il calo della turismo, il degrado urbano che si nota ad ogni angolo. Soprattutto ci inquieta il senso di depressione rabbiosa che pervade tanti.<br />
<br />
I torinesi hanno la ritrosia nel loro DNA, sono abituati a soffrire e a subire in silenzio, ma quando la misura è colma, quando scatta il momento, allora non ce n'è più per nessuno. Ora è venuto il momento di cambiare, di guardare di nuovo lontano e costruire il futuro che Torno si merita.<br />
<br />
È lo scatto di orgoglio che ci ha fatto scendere in piazza a migliaia per dire SÌ al futuro lo scorso 10 novembre e nelle occasioni successive. Il nostro SÌ TAV, infatti, non è mai stato limitato al pur importantissimo progetto della linea ferroviaria Torino-Lione, ma è stato un reclamare a gran voce che Torino vuole andare avanti.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja6Jx0JwJ85tlPtt8-PS2B3kdREt8XoUjwJYaK4tvid2r7Rqv_9iKZDuQSVtNnrV6iXpsEso2Z5Lj_eNpd29vvwfVZUC9stf1Y310TanVOCOEJbrtbSlxAKE7CkdDGXbF3FU9W8Yj8aWdQ/s1600/9BF4353E-9B3F-4A70-B238-34F741A53257.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="821" data-original-width="1282" height="204" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja6Jx0JwJ85tlPtt8-PS2B3kdREt8XoUjwJYaK4tvid2r7Rqv_9iKZDuQSVtNnrV6iXpsEso2Z5Lj_eNpd29vvwfVZUC9stf1Y310TanVOCOEJbrtbSlxAKE7CkdDGXbF3FU9W8Yj8aWdQ/s320/9BF4353E-9B3F-4A70-B238-34F741A53257.jpeg" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
Se oggi il progetto della TAV non è più in discussione, dobbiamo dire grazie anche a ciascuno dei cittadini torinesi che il 10 novembre, il 12 gennaio, il 9 marzo, il 6 aprile ha preso il tram ed è arrivato in piazza Castello.<br />
<br />
Ora è venuto il momento di andare avanti con tutti i progetti di sviluppo e cresciuta della città e del territorio. Oggi noi chiediamo alla politica, a tutti i partiti che vorranno ascoltarci, di aiutarci a rendere concreti questi progetti. Alla politica vogliamo aprire il nostro libro dei sogni, pieno di idee, spunti e progetti per la città, e con la politica vogliamo lavorare per realizzarli.<br />
<br />
In più, chiediamo alla politica di non dimenticarsi dei meno fortunati, di non lasciarli alla loro disperazione e a chi di queste approfitta. Infatti, se in corso Re Umberto siamo tutti un po' meno benestanti e facciamo un po' più fatica, alla Falchera ci sono povertà, sofferenza e autentica paura per il futuro, quella paura che fa aggrappare a qualunque promessa.<br />
<br />
Per fortuna, qui a Torino c'è una grande tradizione dell'auto a chi soffre. Qui abbiamo il Cottolengo, il Sermig, suor Giuliana Galli, molte altre ed attivissime istituzioni che aiutano. Qui perfino i santi sono sempre stati operosi, quelli contemplativi non ci interessano. Ebbene, pensiamo che queste istituzioni, con la loro esperienza, ci vorranno aiutare per metterci in contatto con coloro che soffrono. La politica deve ascoltarli per affrontare alla radice i loro problemi e farli rientrare a pieno titolo nella comunità cittadina.<br />
<br />
Noi cittadini siamo pronti a metterci in gioco: vogliamo lavorare insieme alla politica per fare qualcosa davvero di grande e di bello a Torino, in Italia, in Europa. Così, contrariamente alle nostre abitudini, per una volta vogliamo dire: "Esageruma!"Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-15374395342772450812019-09-04T08:28:00.002+02:002019-09-04T08:30:11.044+02:00PalloneManhattan, le otto di sera, è sceso il buio. Eppure tuo nipote è ancora qui a dar calci al pallone. Ha perso il senso del tempo e si è dimenticato che a casa lo aspettiamo, non senza qualche preoccupazione. A dodici anni gioca a pallone <i>sensa cugnissiun</i>.<br />
<a name='more'></a><div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoQ2YSzUvUscEOi4JkCjIsHqFzPjZR4NPiCtcZMv515_mIYssng-lYuqw7oYdgvk50UKxeT3sDDn7zJhuFNImizdbqItXK-3ev1bizEG0yEnKM0cCZnSpwKj2nhrnFzF2XTaCW9CCtxBJk/s1600/53A46B8C-1024-418F-BAFF-D1311BB336F8.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoQ2YSzUvUscEOi4JkCjIsHqFzPjZR4NPiCtcZMv515_mIYssng-lYuqw7oYdgvk50UKxeT3sDDn7zJhuFNImizdbqItXK-3ev1bizEG0yEnKM0cCZnSpwKj2nhrnFzF2XTaCW9CCtxBJk/s320/53A46B8C-1024-418F-BAFF-D1311BB336F8.jpeg" width="240" /></a></div>
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<br /></div>
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Gli ho raccontato di quando tu da ragazzo, per giocare a pallone, tornavi sempre troppo tardi per la cena, così ti mandavano dritto in camera tua. Se andava bene, tua mamma recuperava qualcosa dalla cucina e te lo portava in camera perché non restassi digiuno fino al mattino dopo.<br />
<br />
Oggi i tempi sono molto cambiati, si gioca a pallone anche nelle terre del baseball, sul campo sintetico sotto i grattacieli. Gli orari dei pasti non ci sono più e si mangia qualunque cosa a qualunque ora. La stessa autorità dei padri non è più quella di una volta.<br />
<br />
Quando incontro i miei adorati nipoti americani, cerco di raccontare loro qualche storia, ripeto le tue barzellette ed insegno qualche parola in piemontese, così mi illudo di dare una continuità e un senso alla nostra storia.<br />
<br />
Chissà che cosa diresti tu nel vederli crescere in un mondo così diverso. Forse non ti stupiresti tanto e guarderesti la sostanza al di là delle apparenze. Forse vedresti in loro le stesse gioie e le stesse paure che tutti abbiano avuto a quell'età.<br />
<br />
Di certo capiresti benissimo come si può dimenticarsi di tornare a casa per dare calci ad un pallone, a Saluzzo o a Manhattan.<br />
<br />
Ciao papà, mi manchi.</div>
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Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-72303781219818471512019-08-16T13:19:00.001+02:002019-08-16T13:19:47.076+02:00Anche in politica vale la regola del tre Per fare un po' di chiarezza sul mio pensiero politico in questi tempi difficili in cui è in gioco il futuro dell'Italia, ho provato a concentrarmi su tre punti fondamentali.<br /><a name='more'></a><br />UNO - UN FRONTE UNITO<br />Per contrastare la deriva sovranista serve costruire un grande fronte LIBERALE e DEMOCRATICO a forte vocazione EUROPEISTA, che sappia lasciare da parte le scaramucce di potere e lavorare davvero per tutti i cittadini. <div>
Questo fronte si costruisce INSIEME AL PD, ma occorre passare dallo spezzatino dei partiti di sinistra ad una federazione aperta di partiti e gruppi civili in cui, pur conservando ciascuno la propria identità, si faccia fronte comune.<br />Ricordo a questo proposito che ogni relazione umana civile riesce bene quando ciascuna parte ha una chiara IDENTITÀ, che viene arricchita dal confronto con gli altri. Dobbiamo tutti smettere di avere paura di perdere qualcosa, ma piuttosto dobbiamo concentrarci su quale contributo ciascuno di noi può portare su uno scenario più grande.<br /><br />DUE - UN PROGRAMMA, VI PREGO<br />Osservo un dibattito politico conciso, ma povero di idee concrete e realizzabili per il Paese. Gli ultimi esperimenti politici che hanno riscosso successo - per fondati motivi, per carità - hanno esaltato il culto della persona, amplificato intorno a pochissimi slogan che fanno moltissima presa sul pubblico.<br />Se vogliamo davvero costruire qualcosa che resti nel tempo e non venga rivoltato del tutto alla prossima tornata elettorale, è indispensabile che facciamo chiarezza su come immaginiamo il futuro del Paese. Bisogna scrivere un PROGRAMMA fatto di obiettivi e di progetti, poi comunicarlo con linguaggi variegati in modo che arrivi in tutte le case, anche nelle più umili, dove c'è ancora più bisogno di recuperare speranza.<br />Certamente servono anche leader credibili, capaci di parlare alle persone e di realizzare i sogni, ma sottolineo che i programmi importanti durano oltre le persone.<br /><br />TRE - MAI CON IL M5S<br />Anche se chi conosce bene le dinamiche parlamentari può ritenere opportuno stringere patti con il M5S, penso che le profonde differenze di impostazione ideologica sconsiglino qualsiasi tipo di alleanza. Inoltre, credo che accanirsi contro il M5S sia fatica sprecata perché ce la fanno benissimo da soli. <br />Piuttosto vorrei parlare con molte persone che hanno votato il M5S confidando in un cambiamento, ma sono rimaste a bocca asciutta. Vorrei trasformare la rabbia che li ha spinti contro qualcuno in energia a favore di nuovi progetti.<br />Poi cercherei di concentrare le forze nel cambio di governo della nostra città per rammendare i danni prodotti dal M5S e dare nuovo slancio al FUTURO DI TORINO intorno ad un programma che metta al centro lo sviluppo industriale, la cultura e il turismo, l'università e la ricerca, l'arcipelago degli artigiani e dei professionisti, il ruolo determinante del terzo settore. <br /><br />#piemontedelsi<br />#unarivoluzionetuttadafare</div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-69506598871121768342019-05-26T19:11:00.003+02:002019-05-26T19:11:48.284+02:00Elezioni tranquille<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
Il dibattito intorno alle elezioni regionali in Piemonte non ha toni esasperati né evidenzia visioni diverse del futuro in modo fortemente contrapposto. Questo fa apparire troppo tranquilla la discussione, quando paragonata alla sanguigna campagna elettorale condotta a livello nazionale non da candidati, bensì da esponenti del Governo. </div>
<a name='more'></a><br />
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
Costoro, infatti, stanno infiammando queste giornate ciascuno "pro domo sua", dimenticando che il loro ruolo istituzionale implica la difesa degli interessi di tutti i cittadini, non solo di coloro che li hanno eletti.</div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
<br /></div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
Eppure, in Piemonte, in questi giorni pullulano ad ogni angolo appuntamenti elettorali, molti hanno voglia di ascoltare e di far sentire la loro voce. Sono incontri che non fanno scalpore, spesso sono condotti a livello fortemente locale, ma in questo modo danno l'opportunità di esprimersi anche a chi non parlerebbe mai in un comizio.</div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
<br /></div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
Chissà che proprio dal Piemonte, ancora una volta, parta qualcosa di nuovo nei modi di fare politica con un tono più pacato, più ragionevole e, tutto sommato, più maturo. A ben guardare, si può essere avversari senza essere nemici, si può litigare sulle cose senza offendere le persone, a volte si può anche essere d'accordo con altri senza venir meno ai propri principi.</div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
<br /></div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
Occorre ricordare, poi, che la buona educazione non è un'arte praticata dalle madamin nel salotto buono, ma è il fondamento stesso della democrazia. Soltanto attraverso il rispetto delle opinioni degli altri si può esercitare il dibattito costruttivo e tale rispetto passa per le buone maniere del vivere civile.</div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
<br /></div>
<div lang="en-US" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
Certamente candidati che non litigano non fanno notizia, così diventa più difficile vendere i giornali, ma questa è un'altra storia.</div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-73365487475422112902019-05-02T06:55:00.000+02:002019-05-02T06:55:03.034+02:00Voce del verbo lavorare <div style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-family: Calibri; font-size: 11pt; margin: 0in;">
<i>"Si può e si deve combattere perché il frutto del lavoro rimanga nelle mani di chi lo fa, e perché il lavoro stesso non sia una pena"</i> (Primo Levi)</div>
<br />A chi lavora<br />A chi sta lavorando anche oggi per servire gli altri<br />A chi lavorerà dopo gli studi<br />A chi lavorava ed ha perso l'occupazione <br />A chi stava lavorando e qualcosa è andato storto<br />A chi lavorò ed arrivò alla pensione<br />A chi ha lavorato ed ha preso una pausa per la famiglia<br />A chi nessuno domanda più dove aveva lavorato<br />A chi avrà lavorato quando le barriere saranno abbattute<br />A chi "non importa come, purché si lavori"<br />A chi sarebbe contento se lavorasse di più<br />A chi non si sa se abbia lavorato o semplicemente aiutato chi ne aveva bisogno<br />A chi ci sarebbe ancora se avesse lavorato in ambiente più sicuro<br />A chi lavorerebbe anche di notte<br />A chi avrebbe lavorato per sentirsi come gli altri<br />A chi lavorando si rende e si sente utile <br />A chi, avendo lavorato, può camminare a testa alta<br />A chi lavorare stanca, ma si fa lo stesso<br />A chi, dopo aver lavorato, riposa un po'<br /><br /><div>
Buon Primo Maggio a tutti!</div>
Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6122128891426070054.post-87787522003827133242019-04-08T12:19:00.001+02:002019-04-08T12:20:49.379+02:00Lotta di ClasseA Torino il 6 aprile, munita dell'affetto dei suoi cari, è serenamente mancata la signora Lotta di Classe, ultracentenaria. <br />
<br />
<a name='more'></a>La signora vide i suoi tempi migliori all'inizio del secolo scorso e poi ebbe una seconda giovinezza una cinquantina di anni fa, riscoperta da studenti gagliardi in un autunno particolarmente caldo. Negli ultimi tempi, pur registrando qualche acciacco, aveva mantenuto una bella vitalità: anche se non poteva più guidare azioni di piazza a causa dell'età, riusciva ancora ad influenzare le menti con le sue storie d'altri tempi. <br />
<br />
L'altro giorno a Torino, però, ha esalato l'ultimo respiro guardando sfilare nello stesso corteo padroni e operai, cravatte ed elmetti, tacchi e scarponi. Sullo stesso palco, gomito a gomito, c'erano imprenditori e lavoratori, accompagnati persino da studenti (ma quelli cinquant'anni fa non erano contro i padroni?). <br />
<br />
Tutti insieme chiedevano le stesse cose: sviluppo economico e lavoro. Parlavano di partecipazione, famiglie, addirittura di orgoglio del lavoro. Parlavano di una rete ferroviaria per collegarsi ad altri paesi e lavorare di più, parlavano di sicurezza e di rispetto per l'ambiente. <br />
<br />
Non accennavano allo sfruttamento della classe operaia, non auspicavano la dittatura del proletariato: avevano dimenticato la rivoluzione contro il capitalismo! Stavano inaugurando un tempo di lotta comune per diminuire le diseguaglianze che fanno soffrire alcuni ed arrabbiare altri. Volevano affermare i diritti di tutti, senza distinzione o appartenenza ad una casta.<br />
<br />
Vedendo questo, Lotta di Classe chinò il capo e si addormentò per sempre. La ricordiamo con affetto, sempre viva nei nostri cuori, tuttavia tiriamo un sospiro di sollievo per esserci liberati dalle cure di assistenza forzata che le abbiamo prestato nell'ultimo periodo della sua vita.Giovanna Giordanohttp://www.blogger.com/profile/03197155695815300052noreply@blogger.com0