Oggi ho bisogno di vedere i miei bambini con il pigiama a quadretti e i piedi nudi che attraversano il salone ancora mezzo addormentati - il più piccolo in braccio al padre - guardando l'enorme albero dove, dopo nutriente colazione, correranno ad aprire i regali portati da Babbo Natale.
Oggi ho bisogno di vedere l'albero di Natale della mia infanzia, quello decorato con le palle scintillanti che vivevano il resto dell'anno in uno scatolone in cantina. Ogni anno qualcuna si rompeva - non esistevano quelle infrangibili conformi alle norme di sicurezza - e ne arrivava qualcuna nuova, sempre dello stesso colore.
Oggi ho bisogno di aprire i regali che mi ha portato Babbo Natale o Gesù Bambino senza chiedermi quale dei due, con il permesso incondizionato di passare tutta la mattina a giocare con mio fratello e l'unico obbligo di presentarsi puntuale all'ora di pranzo.
Oggi ho bisogno di veder arrivare mia nonna con il cappello della festa, il patè de fois e le acciughe con la salsa tramandata da Nonsochì. Ho bisogno di sentire il telefono di casa, quello con la ruota e il filo che entra nel muro, quello che fa driiiiin: ci chiama un lontano parente che si ricorda solo a Natale oppure un amico fraterno che anche oggi ha pensato a noi.
Oggi ho bisogno di scattare una fotografia di gruppo, una di quelle che esistono soltanto sulla carta e finiscono in uno scatolone. Forse la troverà qualcuno che non saprà nemmeno più il nome di quella bambina con la pinzetta nei capelli e i denti un po' storti.
Oggi ho bisogno di mordere un po' il freno perché non posso essere io fino in fondo, ripagata dal calore della mia famiglia raccolta intorno a me.
Oggi ho bisogno di aprire i regali arrivati dal cielo e non avere fretta.
Oggi ho bisogno di aprire i regali che mi ha portato Babbo Natale o Gesù Bambino senza chiedermi quale dei due, con il permesso incondizionato di passare tutta la mattina a giocare con mio fratello e l'unico obbligo di presentarsi puntuale all'ora di pranzo.
Oggi ho bisogno di veder arrivare mia nonna con il cappello della festa, il patè de fois e le acciughe con la salsa tramandata da Nonsochì. Ho bisogno di sentire il telefono di casa, quello con la ruota e il filo che entra nel muro, quello che fa driiiiin: ci chiama un lontano parente che si ricorda solo a Natale oppure un amico fraterno che anche oggi ha pensato a noi.
Oggi ho bisogno di scattare una fotografia di gruppo, una di quelle che esistono soltanto sulla carta e finiscono in uno scatolone. Forse la troverà qualcuno che non saprà nemmeno più il nome di quella bambina con la pinzetta nei capelli e i denti un po' storti.
Oggi ho bisogno di mordere un po' il freno perché non posso essere io fino in fondo, ripagata dal calore della mia famiglia raccolta intorno a me.
Oggi ho bisogno di aprire i regali arrivati dal cielo e non avere fretta.
Buon Natale, Giovanna!
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