A Torino il 6 aprile, munita dell'affetto dei suoi cari, è serenamente mancata la signora Lotta di Classe, ultracentenaria.
La signora vide i suoi tempi migliori all'inizio del secolo scorso e poi ebbe una seconda giovinezza una cinquantina di anni fa, riscoperta da studenti gagliardi in un autunno particolarmente caldo. Negli ultimi tempi, pur registrando qualche acciacco, aveva mantenuto una bella vitalità: anche se non poteva più guidare azioni di piazza a causa dell'età, riusciva ancora ad influenzare le menti con le sue storie d'altri tempi.
L'altro giorno a Torino, però, ha esalato l'ultimo respiro guardando sfilare nello stesso corteo padroni e operai, cravatte ed elmetti, tacchi e scarponi. Sullo stesso palco, gomito a gomito, c'erano imprenditori e lavoratori, accompagnati persino da studenti (ma quelli cinquant'anni fa non erano contro i padroni?).
Tutti insieme chiedevano le stesse cose: sviluppo economico e lavoro. Parlavano di partecipazione, famiglie, addirittura di orgoglio del lavoro. Parlavano di una rete ferroviaria per collegarsi ad altri paesi e lavorare di più, parlavano di sicurezza e di rispetto per l'ambiente.
Non accennavano allo sfruttamento della classe operaia, non auspicavano la dittatura del proletariato: avevano dimenticato la rivoluzione contro il capitalismo! Stavano inaugurando un tempo di lotta comune per diminuire le diseguaglianze che fanno soffrire alcuni ed arrabbiare altri. Volevano affermare i diritti di tutti, senza distinzione o appartenenza ad una casta.
Vedendo questo, Lotta di Classe chinò il capo e si addormentò per sempre. La ricordiamo con affetto, sempre viva nei nostri cuori, tuttavia tiriamo un sospiro di sollievo per esserci liberati dalle cure di assistenza forzata che le abbiamo prestato nell'ultimo periodo della sua vita.
Nessun commento:
Posta un commento