La primavera arriva in molti modi: le foglioline sugli alberi dei viali, gli uccelli che cinguettano perfino in città, i "pois gulù" (in italiano genericamente taccole) sui banchi delle verdure al mercato.
Per chi è cresciuto all'ombra della Mole qualche anno fa c'è in più la convinzione che gli abiti marroni, anzi "maron" si addicono all'inverno, mentre quelli blu, anzi "bleu" van bene in primavera.
Il maron, infatti, richiama le lane del nord e le scarpe di camoscio con la suola di para: tutta roba da mettere via al primo spuntar di gemme. Una giacca bleu, invece, mette nelle vene un frizzar di primavera, un accessorio bleu fa venir voglia di passeggiare sotto i viali, una scarpa bleu rende più leggero il passo di ogni madamin.
Quando l'inverno è alla fine, il maron va mandato in tintoria e ritirato nell'armadio o, al massimo, può essere convertito in accessori color cuoio, che fa pendant con il bleu della bella stagione.
Oggi la moda e le abitudini hanno sorpassato questi concetti o forse questa osservazione sui colori è troppo sabauda, ma nella vita servono certezze e a Torino la primavera si vede anche dal soprabito bleu del commercialista.
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