Note sulla Lituania
Il primo
viaggio in auto da un aeroporto può dire molte cose di un luogo. A noi questo
viaggio ha detto molto sulla pulizia e la cura in questo paese: le periferie
non sono i posti più eleganti, ma in Lituania sono linde, spazzate e ordinate.
Nel cuore della notte abbiamo trovato una stanza ben rassettata e qualcuno di
noi, baldanzoso o affamato, è andato a fare scorta al supermercato pulito,
ordinato e aperto con orario continuato. Nei giorni seguenti abbiamo ovunque
apprezzato la pulizia e il decoro urbano. La civiltà si vede anche dai cessi.
La
prima passeggiata del mattino verso l'università ci ha fatto subito notare la
presenza di molte persone giovani,
osservazione confermata successivamente anche dalle giovani famiglie a passeggio con carrozzelle e bambini piccoli.
È stata una bella ventata di aria
fresca per noi abituati a teste canute e pensionati in coda alla posta. Abbiamo poi ritrovato persone giovani investite di responsabilità
anche negli incontri con le aziende e, in generale, abbiamo respirato aria di
futuro. In ogni passeggino vedevamo un futuro ingegnere.
Il
primo incontro di lavoro con l'agenzia lituana per lo sviluppo ha messo subito in chiaro che gli investimenti in informatica sono una
priorità strategica per il governo perché attraverso la conoscenza delle nuove
tecnologie si attirano investimenti dagli altri paesi e si crea benessere.
Quando visitiamo i parchi tecnologici e veniamo a conoscenza dei tempi dei
progetti realizzati, ci sentiamo piccoli piccoli. Il primo incontro viene condotto da un ragazzino competente, sicuro di sé e in
possesso di un perfetto inglese. Ah, l'inglese…
Il
primo tassista ci ha subito fatto capire che la lingua
inglese qui non è un mistero per nessuno. A causa della
lunga dominazione russa, questo popolo è da sempre forzatamente bilingue. Dopo
la liberazione dai sovietici ha adottato come seconda lingua l'inglese, lingua
franca della tecnologia e degli affari, traendone un bel vantaggio competitivo
per attirare aziende straniere. Oltretutto la pronuncia è ottima. Ne abbiamo avuto conferma in ogni ristorante e in ogni negozio,
oltre che in ogni incontro di lavoro, ça va sans dire.
Il
primo giorno di scuola in Lituania è una giornata
speciale. Genitori e bambini escono di casa con vestiti eleganti e lunghi
fiori, per le strade è festa
dappertutto. Perfino le bancarelle sono ordinate:
qua la bigiotteria, là i quadri, qua i tessuti, là i cibi, compresa la cabina
portatile per affumicare i pesci. L'istruzione è
considerata la principale risorsa del paese, riuscire bene
a scuola è un orgoglio e i genitori tengono moltissimo ai risultati accademici.
Sarà un caso che a casa nostra la grande festa avvenga
quando le scuole finiscono?
La
prima visita ad un sito storico mette in evidenza un tipo di restauro per noi
esagerato. Ci fanno una certa impressione gli edifici antichi ridipinti con
colori squillanti, le dorature che sbarluccicano e la totale assenza di
imperfezioni estetiche. Forse è una scuola di restauro, forse è l'espressione
del desiderio di superare le ferite di un passato di oppressione. Le persone sono orgogliose
dalla loro lituanità, non smettono di elencare glorie e primati del loro paese. Alla fine questo tratto si riflette anche nei colori
"spic&span" e nei decori dorati.
Il primo racconto di
storia lituana è quello sulla catena umana organizzata nel 1989 dai cittadini
delle repubbliche baltiche per attirare l'attenzione internazionale sulla
propria condizione sotto la dominazione sovietica. Quel periodo ha lasciato
ferite non ancora completamente rimarginate e ricordi vivi in chi ha più di
trent'anni. Eppure non siamo riusciti a capire come abbiano potuto organizzare
di tenersi per mano per 650 chilometri senza fare un gruppo su Whatsapp. Noi
non riusciremmo nemmeno tra Porta Nuova e Porta Susa.
Il
primo semaforo rosso ci ha mostrato frotte di Lituani che si fermano ed
attendono pazientemente il verde. Agli appuntamenti sono puntuali e, in
apertura di ogni incontro, elencano la scaletta degli argomenti. Si muovono
ordinatamente, fanno la fila, alla fine di un concerto di strada girano i
tacchi e se ne vanno. Il nostro viaggio di ritorno comporta qualche traversia
tutta italiana: ritardo aereo, ritardissimo del pullman, avaria dello stesso,
nessuna soluzione strutturata e ritorno solo grazie all'arte italica di arrangiarsi.
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