Soffriamo e siamo infelici nel vedere Torino scivolare nella decrescita: il calo nella produzione o addirittura la chiusura di molte industrie del territorio, le botteghe che abbassano le serrande, la cultura che si ammoscia, il calo della turismo, il degrado urbano che si nota ad ogni angolo. Soprattutto ci inquieta il senso di depressione rabbiosa che pervade tanti.
I torinesi hanno la ritrosia nel loro DNA, sono abituati a soffrire e a subire in silenzio, ma quando la misura è colma, quando scatta il momento, allora non ce n'è più per nessuno. Ora è venuto il momento di cambiare, di guardare di nuovo lontano e costruire il futuro che Torno si merita.
È lo scatto di orgoglio che ci ha fatto scendere in piazza a migliaia per dire SÌ al futuro lo scorso 10 novembre e nelle occasioni successive. Il nostro SÌ TAV, infatti, non è mai stato limitato al pur importantissimo progetto della linea ferroviaria Torino-Lione, ma è stato un reclamare a gran voce che Torino vuole andare avanti.
Ora è venuto il momento di andare avanti con tutti i progetti di sviluppo e cresciuta della città e del territorio. Oggi noi chiediamo alla politica, a tutti i partiti che vorranno ascoltarci, di aiutarci a rendere concreti questi progetti. Alla politica vogliamo aprire il nostro libro dei sogni, pieno di idee, spunti e progetti per la città, e con la politica vogliamo lavorare per realizzarli.
In più, chiediamo alla politica di non dimenticarsi dei meno fortunati, di non lasciarli alla loro disperazione e a chi di queste approfitta. Infatti, se in corso Re Umberto siamo tutti un po' meno benestanti e facciamo un po' più fatica, alla Falchera ci sono povertà, sofferenza e autentica paura per il futuro, quella paura che fa aggrappare a qualunque promessa.
Per fortuna, qui a Torino c'è una grande tradizione dell'auto a chi soffre. Qui abbiamo il Cottolengo, il Sermig, suor Giuliana Galli, molte altre ed attivissime istituzioni che aiutano. Qui perfino i santi sono sempre stati operosi, quelli contemplativi non ci interessano. Ebbene, pensiamo che queste istituzioni, con la loro esperienza, ci vorranno aiutare per metterci in contatto con coloro che soffrono. La politica deve ascoltarli per affrontare alla radice i loro problemi e farli rientrare a pieno titolo nella comunità cittadina.
Noi cittadini siamo pronti a metterci in gioco: vogliamo lavorare insieme alla politica per fare qualcosa davvero di grande e di bello a Torino, in Italia, in Europa. Così, contrariamente alle nostre abitudini, per una volta vogliamo dire: "Esageruma!"
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