Vedo ai TG del Piemonte la folla di ragazzine che affollano il concerto di tal Violetta, cantante argentina vestita con tutù rosa e "confezionata" da Disney. Ascolto i commenti dei giornalisti che, compiacendosi, affermano che questa showgirl incarna il sogno di tutte le ragazzine.
Ora dico: passi il fatto che a 10-11 anni siamo tutti un po' cretini e ci sta che preferiamo a Proust una Violetta di passaggio, ma questo sottolineare il "sogno di ogni ragazzina" mi dà veramente sui nervi. E se le facessimo giocare anche con il meccano? E se proponessimo modelli di donne che nella vita si truccano un po' meno e cambiano il mondo un po' di più?
Non ce l'ho con le ragazzine, evidentemente, ma con questo contorno melenso di (dis)informazione che fa male. Sarà che non ho mai sognato di ballare e cantare, sarà che i miei genitori mi hanno sempre trasmesso il concetto che avrei potuto fare quello che volevo nella vita (non finirò mai di ringraziarli), sarà che ai tacchi preferisco le scarpe comode, ma provo fastidio profondo in questo approccio ai sogni delle ragazzine.
E poi, chi li conosce i sogni delle ragazzine? Spero proprio che tante di loro, sempre più numerose, sognino di inventare nuovi farmaci, dirigere operazioni spaziali, ideare modelli economici per combattere la povertà oppure elaborare modi innovativi per gestire l'energia. Spero che mia figlia si sia sentita libera come mi sono sentita io nell'intraprendere le sue scelte di carriera e spero che mia nipote Margherita lasci spaziare i suoi sogni dove e come vuole, esattamente come suo fratello. Se preferisse l'hockey alla danza classica, potrei farmene una ragione.
Da parte mia l'unico mio rimpianto è che non ho potuto intraprendere la carriera militare e diventare ufficiale degli Alpini. Pazienza, sarà per la prossima vita.
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