Chissà com'è il mondo per chi non vive a Torino? Mi affaccio al balcone una sera qualunque: le luci non sono troppe nè troppo poche, il viale diritto punta verso l'infinito, profilato dagli alberi in fila perfetta e interrotto solo dalla rotonda del Monumento. A Torino il Monumento è uno solo, quello all'incrocio tra corso Vittorio e corso Galileo Ferraris, quello che non ha bisogno di altri attributi, dedicato al primo re d'Italia, of course.
A Torino le strade sono dritte, perchè dovrebbero essere altrimenti? Le prospettive sono infinite o quasi, lo sguardo corre lontano. Il pensiero fila dritto, segue una logica ferrea, non si annoda su se stesso, non indugia in ambiti reconditi. Eppure è dettagliato e ricco di particolari che si ripetono in modo ritmico. Ci sono fregi e motivi, sempre geometrici, sempre regolari, ripetuti infinite volte. A Torino ci sono almeno tre rotonde naturali: quella del Monumento (appunto), piazza Savoia con l'obelisco e il rondò della Forca. Chissà perché nessuna delle tre è una rotonda stradale, di quelle dove ha la precedenza chi è già dentro?
A Torino si incontrano persone: cammini per la strada e trovi sempre qualcuno che conosci almeno di vista, qualche volta fai un pezzo di strada insieme chiacchierando senza mai rallentare, passi vicino a statue di condottieri, servitori dello Stato e santi operosi (qui non trovano posto quelli che pregano e basta).
New York è un po' come Torino perché le strade sono (quasi) sempre perpendicolari le une alle altre e l'unica che corre in diagonale è Broadway Ave, che è come via Pietro Micca. Anche New York è stata la prima capitale degli Stati Uniti, ma è durata solo pochi anni, prima che scegliessero Washington. Per questo motivo c’è la sede del primo parlamento, che è tipo Palazzo Carignano, ma la facciata non ha nulla a che vedere con quella del Guarini. I giardini di Union Square sono come quelli della Cittadella, solo un po’ più alberati; a Greenwich Village c’è un piccolo parco con un monumento ai soldati, proprio come ai giardini Lamarmora; Chelsea Market assomiglia al Lingotto, solo molto più piccolo; ai moli di Chelsea ci sono i barconi come Valentino e Valentina; il Bronx è come Porta Palazzo, solo un po’ meno colorato.
A New York ci sono più grattacieli, però non esiste una Avenue larga, alberata ed elegante quanto corso Stati Uniti, che culmina in un imponente complesso di officine davanti al quale sono parcheggiate in perfetta simmetria due vere locomotive, una di fine Ottocento e una contemporanea, per non far torto a nessuno ovviamente. A Central Park mancano la vista delle colline, il castello medievale e il sentiero infinito che corre lungo il fiume, ma è anche vero che il ponte Isabella, il più aggraziato di Torino, non può competere con l'imponenza e la carica di sogni del ponte di Brooklyn, nè è mai stato rappresentato sulle carte dei cicles.
Il nostro Lincoln Center è il Regio, il nostro Off Broadway il Teatro Baretti, le sale per concerti non ci mancano anche se hanno nomi meno affascinanti del Madison Square Garden. Abbiamo anche noi i nostri bravi semafori con segnali acustici, anche se sono solo due o tre e per il resto gli ipovedenti devo sperare di avere tanta fortuna. Abbiamo i set cinematografici, i giovani stilisti, quelli che si vestono da hipster e ultimamente qualche signora va in giro con le sneakers.
Ci manca il mare, ma abbiamo la Dora che è uguale alla Senna solo un po' più piccola, abbiamo il Po che potrebbe essere il Tamigi ma è molto più verde e può vantare il Monte dei Cappuccini. Abbiamo anche le piste ciclabili, ma quelle sono per far finta di essere Amsterdam. Abbiamo le montagne che nelle giornate limpide si vedono da ogni angolo e quelle ce le abbiamo solo noi (anche Grenoble, per la carità).
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