Mia nonna Caterina era una donna saluzzese nata
nell'Ottocento, sobria ma allegra, riservata ma amante della compagnia, colta
il giusto. Parlava l'italiano, un po' di francese come la gente di confine,
soprattutto il piemontese, lingua nella quale esprimeva al meglio la sua
saggezza.
Ogni tanto mi chiedo
come oggi reagirebbe di fronte alle stranezze del linguaggio di massa,
disseminato di etichette inglesi abusate soprattutto da chi nemmeno parla
inglese.
Avrebbe temuto i
Foreign Fighters che conosceva bene
perché durante la guerra avevano falciato via il suo primogenito. Se ne
infischierebbe del Jobs Act, ma vorrebbe sapere che i suoi numerosi figli
fossero impegnati a lavorare. Si prenderebbe cura di ogni bambino
intorno a sé, senza capire la Stepchild Adoption: è forse l'abitudine in voga
nelle famiglie di campagna di mandare i figli con i parenti del paese vicino
nel periodo estivo per simulare un po' di vacanza?
Non marcerebbe in nessun
Family Day mia nonna, perché ogni suo giorno era dedicato a crescere la
famiglia. E che avrebbe detto del Food, Fashion, Wedding: forse pronunciati da
un Influencer sotto l'effetto della febbre alta?
Di
sicuro so che, osservando una vicina di taglia forte, non direbbe Curvy, ma
piuttosto “grasa cuma ‘na paiasa”.
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