Il candidato sindaco
della capitale di uno stato occidentale cerca di sbarazzarsi di un'avversaria
politica suggerendole pubblicamente di fare la mamma, anziché la sindaca. Molti
candidati a posizioni meno prestigiose pronunciano affermazioni di significato
analogo nei confronti di colleghe impegnate nella loro carriera di capareparto
o dirigente d'azienda o avvocata. Questo succede quando una donna alza la testa
per fronteggiare un maschio che si sente minacciato.
Vorrei ricordare, se ci fosse ancora qualche dubbio, che la maternità non è una malattia, non è contagiosa, non inibisce il funzionamento del cervello, né impedisce di svolgere la propria professione ancorché impegnativa. La maternità provoca profonde e sconvolgenti emozioni, richiede infinite energie e capacità di pianificazione, comporta tali e tante assunzioni di responsabilità che dovrebbe essere equiparata ad un Master di Organizzazione Aziendale con tanto di cerimonia di diploma.
Senza togliere
alcunché a quelle signore che non hanno potuto o liberamente voluto diventare
madri, quelle di noi che hanno continuato ad impegnarsi nella carriera con lo
stesso impegno dopo la maternità sanno benissimo che si ritorna più ricche di
esperienza, profondità di analisi delle situazioni e comprensione delle
persone. Si riversano nel lavoro nuove capacità di affrontare lo stress, di
distinguere più facilmente le cose importanti da quelle accessorie, di
acquisire maggiore sicurezza in se stesse infondendo così fiducia a colleghi e
collaboratori. Per dirla con un linguaggio caro alle ricerche del personale,
problem solving, team building, negotiation skills sono competenze che si
cercano nei curricula e si trovano nei comportamenti delle mamme.
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