Pezzo scritto dopo aver assistito allo spettacolo "Il racconto delle antiche mura" al Forte di Fenestrelle in agosto 2012 e pubblicato su La Stampa Specchio dei Tempi.
Provo innanzitutto a considerare anche il presente in una prospettiva storica. Nel passato le condizioni di vita erano molto dure, eppure - anche di fronte ai nemici, alla povertà, al freddo e alla crudeltà dei regimi autoritari - molte persone sono riuscite a trovare ragioni per vivere decorosamente e continuare a costruire qualcosa: un progetto, un orto, un ristorante, una parola di consolazione. Oggi, di fronte allo spauracchio della crisi e alla realtà in trasformazione che ci fa paura, è certamente giusto cercare di difendere le molto più agiate situazioni a cui siamo abituati, ma non ci dobbiamo arroccare e spaventare, perché la stirpe alla quale apparteniamo ha dimostrato di saper resistere a ben di peggio, consegnandoci comunque un mondo molto più confortevole e più giusto.
Seconda considerazione: il piccolo Piemonte ha saputo resistere ai ben più guarniti e meglio armati eserciti francesi grazie alla caparbietà e alla passione che animava ogni soldato e ogni civile, riuscendo così a fare di ogni “bogianen” non solo un baluardo di difesa militare, ma soprattutto il centro di un progetto di costruzione di uno stato moderno. Ricordiamocelo oggi quando ostentiamo scetticismo e sarcasmo distruttivo nei confronti dei nostri un po’ tormentati tempi. La ragione prevalga nel progettare e pianificare il possibile, ma senza soffocare la passione che ci permette di realizzare l’impossibile.
A fine spettacolo mi sono commossa nel vedere sventolare al centro della grandiosa piazzaforte la piccola bandiera italiana issata dai partigiani della valle. Grazie di cuore ai volontari che dedicano passione ed energie a questo progetto.
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