Non posso che trovarmi tristemente d'accordo con un articolo del Corriere in cui Aldo Cazzullo definisce Torino "metropoli dall'identità spappolata, la cui impronta parigina si va dileguando". Infatti, Torino ha smarrito la sua identità liberale e democratica: pare abbia dimenticato che quasi cent'anni fa qui nacque la rivista: "La rivoluzione liberale" e pare anche abbia messo in un cassetto la sua medaglia d’oro della Resistenza. Poi, Torino ha perso il rigore della buona amministrazione che la caratterizzava un tempo, mentre sono sotto gli occhi di tutti la decadenza e lo sfacelo della cosa pubblica.
In questo contesto di smarrimento, vedo una campagna
elettorale avulsa dalla realtà e fuori dal tempo. Da un lato, infatti, trovo
poco contenuto e molto sfoggio di lustrini da parte di un candidato alleato con
i sovranisti e quindi, per la proprietà transitiva dell'alleanza, anche con
Orban. Con Orban, infatti, e con altri partiti europei di destra, i sovranisti
nostrani hanno appena firmato una carta dei valori. Dall'altro lato, nella
coalizione di centrosinistra, vedo grigio: poche idee, scarsa comunicazione,
scaramucce sulle alleanze invece di grandi battaglie.
E pensare che di temi sui quali scatenare passioni, speranze
e progetti importanti ce ne sarebbero eccome!
Io penso che le parole chiave per la rinascita, intorno alle
quali occorre impegnarsi fortemente insieme siano: prendersi cura e far
crescere la città. Prendersi cura significa avviare un’operazione di rammendo
fisico e sociale quartiere per quartiere coordinando in un unico piano molti
progetti grandi e piccoli per ricucire il tessuto e l'identità torinese. Poi,
occorre fare azioni concrete per lenire la povertà e ridurre le diseguaglianze
(ad esempio, aiutando tutti i meritevoli ad accedere alle migliori scuole).
Nulla si può fare senza riformare il funzionamento della macchina
amministrativa, ricordando che anche questo era un elemento identitario di
Torino, quando era una città "poco italiana". Per quanto riguarda la
crescita, si tratta invece di innescare nuovamente il motore propulsore
dell’industria, del commercio e delle professioni cogliendo le opportunità
delle trasformazioni ecologiche e digitali in atto e facendo leva sulle
competenze ancora presenti qui. In questo modo, forse potremo permettere migliori
condizioni di vita a tutte le cittadine e i cittadini e convincere giovani
all'estero - italiani e non - che Torino
può essere un bellissimo posto dove costruirsi una carriera interessante, far
crescere una famiglia e salire in montagna ad un'ora dalla città.
Riusciremo a risalire? Ai posteri l'ardua sentenza, ma
intanto voglio continuare a crederci. Sono conscia del disastro che abbiamo
davanti e della difficoltà del compito, ma sento il dovere di impegnarmi, anche
per le migliaia di persone che sono scese in piazza non solo per dire sì alla
TAV, ma soprattutto sì al progresso di Torino.
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