Se tu fossi qui con me oggi, cammineresti con la testa all'insù per vedere le punte di tutti i grattacieli e ti sentiresti dentro a uno dei film che hai visto al cinema con quei attori strafighi di Hollywood.
Se tu fossi qui, entreresti
curiosa nei negozi e forse saresti confusa dalla troppa quantità e varietà
delle merci: dopotutto, quando c'è troppo, non si riesce nemmeno più a
desiderare.
Se tu fossi qui, siederesti sulla
metropolitana guardando con attenzione ogni singolo passeggero e ogni tanto mi
daresti un colpetto con il gomito dicendo: "Varda chila lì!".
Se tu fossi qui, strabuzzeresti
gli occhi quando passa qualcuno che, nel pieno dell'inverno, indossa con
leggerezza le infradito, anzi le "sapatigie".
Se tu fossi qui, attraverseresti
il ponte di Brooklyn e saresti molto contenta di sapere finalmente che non
esiste solo sulla carta dei cicles.
Se tu fossi qui, la smetteresti
di andare nelle edicole a chiedere La Stampa di Torino, perché ormai c'è
Internet, così i necrologi e le lettere di Specchio dei Tempi possiamo leggerle
lo stesso.
Se tu fossi qui, potremmo andare
a Chinatown a girare per i negozi di alimentari con quintali di verdura e di
pesce, così potrei vedere l'espressione della tua faccia schifata mentre dici:
"Che strì!".
Se tu fossi qui, cercheresti
disperatamente un posto dove poter fumare perché in casa non ci sono balconi e
le finestre si aprono solo di pochi centimetri, mentre in giro si sente di più
l'odore della marijuana che del tabacco.
Se tu fossi qui, cucineresti il
riso in giallo e i puvrun per far sentire il sapore di casa anche ai nipoti che
vivono lontano, parlano perfettamente l'inglese, ma non capiscono il
piemontese.
Se tu fossi qui con me a New
York, mamma, io sarei molto felice.
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