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sabato 7 maggio 2016

Il profumo della menta

Prima di parlare di integrazione bisognerebbe una mattina fare un giro a Porta Palazzo. I cartelloni recitano: "Il più grande mercato all'aperto in Europa". Chissà se è vero? Siamo ormai così abituati ai primati che, per rispetto alla filosofia dell'"esageruma nen", non ci crediamo neanche più.

Eppure arrivando da via Milano il piano stradale si abbassa e così si approda in un mondo grande e colorato dove l'integrazione è già avvenuta. Ci sono persone di tutte le razze, di tutti i ceti sociali e di tutte le mode. Qui la signora dei quartieri alti fa la coda di fianco alla ragazza cinese, le donne velate in tutti i modi sono accanto alle ragazze nere con le treccine colorate nei capelli, gli anziani piemontesi di campagna guardano la merce insieme a ragazzi di colore o ai coetanei che una volta chiamavano "napuli".

Ci sono indumenti venduti dai cinesi, macellerie rumene e halal, banchi di casalinghi dove accanto alle moka sono in mostra i bicchieri colorati e dorati del Maghreb, panetterie con i pretzel e signore tunicate che vendono pani rotondi da borse collocate sulla strada, proprio come a Marrakesh.

Un giovane venditore italiano consiglia di acquistare le fragole da una sua collega marocchina pochi banchi più in là, quella che tiene le più belle nel cestino blu. Una coppia di marocchini vende i migliori pomodori offrendoli in assaggio a coppie benestanti e a una ragazza postmoderna.

Perfino nella zona dedicata ai contadini, un tempo dominio esclusivo dei piemontesi da una parte e dall'altra del banco, oggi ci sono banchi con verdure cinesi e altri con tutte le erbe della cucina nordafricana. Una bambina piccolissima si sta allontanando da sola e viene subito richiamata dalla mamma che sta facendo la coda dai coltivatori della provincia di Cuneo. È marocchina e si rivolge a sua figlia in perfetto italiano.

Aleggia il profumo di menta. "Aj pias la mènta, madamin?"

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