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sabato 21 maggio 2022

Torino, che dolore!

Non posso che trovarmi tristemente d'accordo con un articolo del Corriere in cui Aldo Cazzullo definisce Torino "metropoli dall'identità spappolata, la cui impronta parigina si va dileguando". Infatti, Torino ha smarrito la sua identità liberale e democratica: pare abbia dimenticato che quasi cent'anni fa qui nacque la rivista: "La rivoluzione liberale" e pare anche abbia messo in un cassetto la sua medaglia d’oro della Resistenza. Poi, Torino ha perso il rigore della buona amministrazione che la caratterizzava un tempo, mentre sono sotto gli occhi di tutti la decadenza e lo sfacelo della cosa pubblica.

In questo contesto di smarrimento, vedo una campagna elettorale avulsa dalla realtà e fuori dal tempo. Da un lato, infatti, trovo poco contenuto e molto sfoggio di lustrini da parte di un candidato alleato con i sovranisti e quindi, per la proprietà transitiva dell'alleanza, anche con Orban. Con Orban, infatti, e con altri partiti europei di destra, i sovranisti nostrani hanno appena firmato una carta dei valori. Dall'altro lato, nella coalizione di centrosinistra, vedo grigio: poche idee, scarsa comunicazione, scaramucce sulle alleanze invece di grandi battaglie.

E pensare che di temi sui quali scatenare passioni, speranze e progetti importanti ce ne sarebbero eccome!

Io penso che le parole chiave per la rinascita, intorno alle quali occorre impegnarsi fortemente insieme siano: prendersi cura e far crescere la città. Prendersi cura significa avviare un’operazione di rammendo fisico e sociale quartiere per quartiere coordinando in un unico piano molti progetti grandi e piccoli per ricucire il tessuto e l'identità torinese. Poi, occorre fare azioni concrete per lenire la povertà e ridurre le diseguaglianze (ad esempio, aiutando tutti i meritevoli ad accedere alle migliori scuole). Nulla si può fare senza riformare il funzionamento della macchina amministrativa, ricordando che anche questo era un elemento identitario di Torino, quando era una città "poco italiana". Per quanto riguarda la crescita, si tratta invece di innescare nuovamente il motore propulsore dell’industria, del commercio e delle professioni cogliendo le opportunità delle trasformazioni ecologiche e digitali in atto e facendo leva sulle competenze ancora presenti qui. In questo modo, forse potremo permettere migliori condizioni di vita a tutte le cittadine e i cittadini e convincere giovani all'estero - italiani e non -  che Torino può essere un bellissimo posto dove costruirsi una carriera interessante, far crescere una famiglia e salire in montagna ad un'ora dalla città.

Riusciremo a risalire? Ai posteri l'ardua sentenza, ma intanto voglio continuare a crederci. Sono conscia del disastro che abbiamo davanti e della difficoltà del compito, ma sento il dovere di impegnarmi, anche per le migliaia di persone che sono scese in piazza non solo per dire sì alla TAV, ma soprattutto sì al progresso di Torino.

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