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sabato 9 novembre 2019

Quel che resta della TAV

Un anno fa le manifestazioni di piazza in difesa della TAV hanno segnato un punto di svolta nell’identità dei torinesi, che hanno riscoperto l'orgoglio di fare la storia. Migliaia di cittadini che mai avevano partecipato ad una protesta hanno affermato la loro volontà di andare avanti verso il futuro della città, che da sempre è laboratorio di idee e modelli nuovi.


Oggi, se il progetto di realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione non è più in discussione, lo si deve anche alla presa di posizione dei bôgianen. Oggi la sfida si è spostata su come far sì che la TAV diventi davvero una risorsa di sviluppo del territorio, a partire dalla realizzazione di un grande polo logistico nel Piemonte occidentale.

Inoltre, per superare definitivamente l'antagonismo nei confronti dell’opera e guardare al futuro, occorre rafforzare la condivisione con la popolazione e, con le compensazioni economiche previste, avviare un'operazione complessiva di rilancio dell'intera Valsusa, fortemente collegata e non ostile al capoluogo Torino.

Soprattutto, quello spirito di rivoluzione ferma e gentile dello scorso 10 novembre a Torino va recuperato verso un nuovo Risorgimento. Oggi non è più tempo di scendere in piazza, ma di rimboccarsi le maniche per riprogettare l'assetto della città. Oggi dobbiamo tornare a sognare nell'orizzonte medio-lungo mettendoci, allo stesso tempo, subito al lavoro per risolvere concretamente i problemi più urgenti e più pungenti per la popolazione.

D'altronde, non è proprio il Caval ëd Bronz nell'atto di inguainare la spada a ricordarci che dare un nuovo ordinamento allo Stato è più impegnativo che vincere battaglie?

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