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giovedì 30 aprile 2020

Piu paura del virus

Dopo circa due mesi di emergenza Coronavirus, nei quali ho vissuto da fortunata in buona salute con un tetto, un letto e il frigo pieno, vorrei condividere ciò che mi fa più paura del virus stesso

Innanzitutto mi fanno paura le limitazioni alla libertà personale ed il modo acritico con il quale vengono generalmente accettate. Non è tanto l'imposizione di distanziamento sociale resa necessaria dal dilagare della malattia, quanto la supina accettazione di ingerenze nella nostra vita privata. Mi pare che imposizioni come le uscite a meno di 200 m da casa, oppure le visite solo ai congiunti, oppure ancora attività motoria ma non ricreativa, siano modi di erodere la libertà personale.

Mi fanno paura le diseguaglianze sociali che inevitabilmente aumentano durante l’emergenza, proprio come diceva un vecchio saggio: “Quando il ricco diventa magro, il povero muore di fame”. Questo riguarda soprattutto i più piccoli: se la scuola è un luogo dove per qualche ora al giorno si è tutti uguali e misurati soltanto sul merito, la scuola virtuale non è così. C’è una grande differenza tra lo scolaro che può disporre liberamente di computer, connessione Internet e genitori istruiti disposti a seguirne i progressi e quello che invece vive in tutt’altre condizioni.

Vedo crescere la disapprovazione e l’astio tra molte persone: anche questo mi fa paura. Sguardi di disapprovazione o imprecazioni verso qualcuno che magari sta semplicemente facendo un giro in bicicletta a distanza dagli altri sono la punta dell’iceberg di un senso di insicurezza che rivolgiamo verso il prossimo.

Abbiamo forse dimenticato che circa un paio di secoli fa dalle queste parti la nostra civiltà ha fatto una rivoluzione sanguinosa per affermare libertà, eguaglianza e fraternità?

Poi mi fa una grande paura la crisi economica.




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