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martedì 17 novembre 2015

Indipendente?


Nel pieno della crisi della carta stampata, imputata principalmente alla rivoluzione digitale che ha sconvolto mezzi ed abitudini, si diffondono in città le librerie cosiddette "indipendenti".
Se rifletto sui cambiamenti imposti dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione cercando di guardare non solo ciò che si perde ma anche ciò che si guadagna, sinceramente penso che il fiorire di micro-pubblicazioni ed auto-pubblicazioni resi possibili dalle piattaforme online possano arricchire enormemente il panorama editoriale complessivo, senza nulla togliere all'esistente. Infatti penso che queste possano costituire uno strumento di crescita proprio per quei librai e libraie indipendenti che hanno voglia di confrontarsi con settori meno tradizionali, esercitando il proprio personale senso critico nel consigliare o sconsigliare certe letture al di fuori delle logiche delle grandi case editrici.

Eppure non è sempre così. Come autrice editrice di me stessa, oltre a vendere online utilizzando piattaforme messe a disposizione per gli scrittori e l'indiscutibile potenza di fuoco del gigante multinazionale che comincia con la A, mi sono rivolta ad una bella libreria, molto attiva nella promozione di nuovi titoli, che si fregia dell'aggettivo "indipendente" sul proprio sito web e addirittura nell'insegna del proprio negozio. Ebbene, i miei libri non sono stati nemmeno presi in considerazione per una lettura preliminare, adducendo la semplice ragione che sono auto-pubblicati.

Qualcuno mi spiega per favore dove sta l'indipendenza? Forse un modo in più per essere alla moda, soprattutto se la "location" è un quartiere di tendenza?

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