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sabato 21 novembre 2015

Not in my name

Mustafa è un nome come Giuseppe, Abdullah forse è Gianni e Aisha qualcosa come Laura. Per chi è cresciuto all'ombra di un campanile forse Mustafa, Abdullah e Aisha richiamano storie da "Mille e una notte", ma per i bambini di oggi sono i nomi dei compagni di scuola, esattamente come Arturo, Reinaldo, Sorin, Carolina e Yoke Min.

A parte il famoso Mustafa Ataturk che modernizzò la Turchia, oggi c'è Mustafa che studia ingegneria per costruire la sua strada nel mondo, Mustafa che di sera lavora in pizzeria così di giorno può andare a scuola di italiano o di tedesco, Mustafa che ha studiato medicina e presta servizio in infermeria. Esattamente come di Giuseppe ci sono Mazzini e Garibaldi, ci sono le opere di Verdi, si possono contare anche Stalin e Mourinho, oltre ai numerosissimi e meno noti Giuseppe che fanno i falegnami, gli informatici o i panettieri. Qualche Giuseppe ha fatto anche il ladro o il terrorista.

C'è Aisha che fa la top model, Aisha che si batte per i diritti delle donne islamiche, Aisha che straccia il velo come le femministe si toglievano il reggiseno, Aisha che si sottomette al buio del burka. C'è Aisha che studia biologia, Aisha che fa la commessa in farmacia e Aisha che dopo il lavoro corre in lavanderia. Esattamente come c'è Laura che va dal parrucchiere o dall'estetista, Laura avvocata o magistrata, Laura che fa danza classica o arti marziali, oltre alle famose Laura Morante, Pausini, Betti amica di Pasolini e Chiatti che beve l'acqua di bellezza.

C'è qualche Abdullah che prova a giocare a calcio come Gianni Rivera, qualche Abdullah che ascolta le canzoni di Gianni Morandi e qualcuno che sogna di diventare ricco come Gianni Agnelli. Esattamente come c'è un Gianni di provincia che ammira le gesta di qualche Abdullah ai Mondiali di calcio.

Poi ci sono i terroristi. È più probabile che si chiamino Mustafa, Abdullah e Aisha, piuttosto che Giuseppe, Gianni e Laura, ma il problema non sta nel loro nome. I terroristi non impastano le pizze, non vanno a ballare e non rispettano le donne, ma ci invidiano e ci minacciano tutti quanti, che ci chiamiamo Mustafa o Giuseppe. Di conseguenza ci tocca combatterli, anche se ci chiamiamo Abdullah o Aisha.

1 commento:

  1. Amica Giò un pensiero stupendo.... io sono favorevole a combattere, solo senza violenza, con l'esempio, la coerenza... il rispetto
    altrimenti mi sentirei una bestia .. invece mi sento immensamente umana ....con le mie emozioni

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