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lunedì 10 giugno 2013

Comunista liberista

Il mio orientamento politico è "comunista liberista", in questo ordine che non presuppone nulla di diverso dall'ordine alfabetico.


Sono comunista perché credo che ci voglia giustizia sociale e che il reddito di un'intera società debba essere distribuito in modo da garantire a tutti condizioni di vita dignitose: un tetto, un letto, un accesso a Internet, la possibilità di trovare un lavoro, magari migliorando la propria formazione di base per rendersi adatti alle mutate necessità del mondo. Credo che la scuola debba fornire a tutti le stesse opportunità di imparare e migliorare la propria posizione sociale di partenza attraverso una sana competizione basata sul merito. Proprio per questo, credo debba essere selettiva e severa: a che serve una scuola per tutti in cui si insegnano materie obsolete con metodi scadenti? Serve solo a tacitare le coscienze dei benpensanti, che poi mandano i loro rampolli a studiare all'estero nelle scuole veramente serie.

Sono liberista perché credo che, alla fine dei conti "at the end of the day", la responsabilità di quello che ci succede sia interamente nostra, di ogni individuo che è in noi. Per questo motivo credo che lo Stato debba garantire a tutti le stesse opportunità alla partenza, ma poi debba lasciarci correre liberi e che vinca il migliore. Sono liberista perché non sopporto l'ingerenza dello Stato e della comunità in tutte le questioni, tanto più in quelle che riguardano più da vicino la sfera personale.

Non sopporto il conformismo dei comportamenti e, prima ancora, dei pensieri. Quando ero giovane il conformismo era parte integrante della società tradizionale basata sull'economia del dopoguerra, sull'obbedienza alle istituzioni e alle consuetudini, sulla famiglia mononucleare in cui l'uomo riservava solo a sè il diritto di esprimersi nel mondo professionale e sociale, mantenendo, quando andava bene, anche il dovere di provvedere alle necessità della famiglia. La mia insofferenza a questo conformismo era stato il diventare comunista: protestare nei cortei studenteschi gridando: "Studenti e operai uniti nella lotta" (ma quale operaio mai si accorse di noi?), occupare la scuola dopo aver ripassato la "consecutio temporum" e gli aoristi passivi, ribellarsi alla concezione tradizionale della famiglia e del ruolo delle donne. Così, tanto per, ero diventata anche femminista e sostenevo i giornaletti che parlavano di contraccezione libera, anche se per me erano tutti discorsi molto teorici.

Oggi trovo atteggiamenti molto conformisti negli schieramenti di sinistra: è il conformismo della difesa a tutti i costi del posto di lavoro, mentre difendere il lavoro significa innanzitutto permettere alle aziende di diventare veramente competitive. E' il conformismo del disprezzare almeno un po' tutto ciò che è privato e ritenere comunque bello ciò che è pubblico: scuola, ospedale, acqua, trasporti. Non importa se la scuola è scadente, gli ospedali non riescono a garantire visite in tempi ragionevoli, i pulmann non passano perché finiscono i soldi per acquistare il carburante. E' il conformismo dell'usato sicuro, della difesa ad oltranza dei diritti conquistati in tempi che se ne sono andati per sempre, delle femministe che non si tingono i capelli per sentirsi più a sinistra, degli asili che chiudono presto il pomeriggio e nelle feste comandate perché è meglio che i bambini stiano con le mamme (questo lo so anch'io, grazie) anziché permettere alle mamme di costruirsi carriere solide. E' il conformismo per cui la parola "lavoro" è di sinistra, mentre "carriera" è di destra e presuppone l'aborrito arrivismo, anziché una sana ambizione che anche le donne devono perseguire.

Non so più se sono di destra o di sinistra, allora dico che la destra e la sinistra non esistono più, forse solo perché sono inquieta e non trovo una mia collocazione.


1 commento:

  1. Perchè no? Sarebbe un quasi si, ma ci manca il coraggio di dirlo. Brava Giovanna che hai esplicitato un limbo nel quale, credo, ci troviamo in molti di più di quanti sappiano ammetterlo.

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